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mercoledì 9 settembre 2009

PRIVATIZZAZIONI: SU GS SUPERMERCATI


Un interessante articolo del 2005 per riflettere sulle privatizzazioni, in questo caso dei supermercati GS, (tratto da Panorama del 22 dicembre 2005, pag. 209)
"CAPITALI E FISCO - L’INDAGINE DELLE FIAMME GIALLE SULL’OPERAZIONE GS SUPERMERCATI

MAXIPLUSVALENZA, MA ESENTASSE


Tra il 1998 e il 2000 Benetton e Del Vecchio hanno venduto la catena incassando oltre 2 miliardi. Sui quali, secondo la Finanza, non hanno pagato un euro d’imposta. Ecco come.



Di ANDREA PASQUALETTO
La Guardia di finanza veneta che chiama l’Ufficio locale delle entrate, Venezia che informa immediatamente Roma, Roma che tace per mesi. Finché il tempo stringe, la prescrizione incalza e succede tutto in pochi giorni: palleggio di pareri, anche contrastanti, documenti che iniziano a scottare e, infine, archiviazione.

La settimana più calda del fisco italiana è stata quella del 24 ottobre, giorno in cui qualcuno ha deciso che era meglio chiudere così un’indagine condotta per quattro anni dalle Fiamme gialle di Venezia su un’operazione: la vendita da parte di Edizione Holding (gruppo Benetton) e della finanziaria di Leonardo Del Vecchio, patron della Luxottica, dell’italiana Gs supermercati (nata dopo l’acquisizione della Sme) al colosso francese della distribuzione Carrefur.

Una cessione che, secondo quanto risulta dai documenti acquisiti in Lussemburgo dal Nucleo tributario di Venezia, si è sviluppata tra la fine del 1998 e il 2000 con un valore di vendita di 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro) e una plusvalenza di 4.726 miliardi di lire (2,44 miliardi di euro), sui quali, secondo la Guardi di finanza, non è stato pagato un solo euro d’imposta perché la cessione si è conclusa nel paradiso fiscale del Lussemburgo.

Se fosse stata dichiarata in Italia, invece, Benetton e Del Vecchio, avrebbero dovuto versare circa 877 milioni di euro. L’operazione è stata analizzata nei dettagli dagli organi ispettivi: questo grazie alla collaborazione delle autorità di Francia e Lussemburgo che hanno ricostruito la rete estera creata dai due gruppi per far transitare partecipazioni e denaro riguardanti la vendita di Gs supermercati.
Dalle carte spedite dal Lussemburgo alla fine del 2004 emerge che per realizzare la complessa operazione, iniziata alla fine del 1998, sono state costituite tre società: Schema 21 Société anonime (Sa), Schema 21 Partecipation e Schema 21 Retail.
Tutte e tre liquidate a operazione conclusa, cioè dopo aver sfruttato al meglio la “participation exemption”, cioè la favorevole legge del Lussemburgo che considera esentasse tutto ciò che deriva da partecipazione. Trattamento fiscale che si può ottenere, però, a una sola condizione: che la vendita delle azioni avvenga almeno un anno dopo l’acquisizione.

Alla fine del 1998 i due soci italiani della Gs supermercati (avevano entrambi il 50 per cento) hanno conferito le loro quote alla Schema 21 Sa e lo hanno fatto esattamente al valore registrato a bilancio (circa 500 miliardi di lire, 258 milioni di euro). Dopo 12 mesi e qualche giorno, la schema 21 Sa ha conferito la stessa Gs alla Schema 21 participation. Il valore in questo caso è lievitato: 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro). Allo stesso valore la Participation ha conferito le quote alla Retail e quest’ultima, sempre a 5.226 miliardi di lire, ha venduto tutto e subito a una finanziaria olandese del gruppo Carrefour. La Schema 21 retail ha cioè acquisito e venduto la Gs supermercati allo stesso valore, senza alcuna plusvalenza ed evitando così di pagare anche l’imposta lussemburghese prevista in caso di cessione entro la scadenza annuale.

L’incasso è poi stato diviso a metà. Del Vecchio ha versato i suoi 1,34 miliardi di euro nella Leofin Luxemburg; la Edizione Holding ha usato le sue società. E le Schema 21 lussemburghesi sono state chiuse.

Questa, in sintesi, l’operazione, così come è stata ricostruita sulla base dei documenti esteri. Un disegno che aveva spinto la Guardia di finanza a ipotizzare una caso di “interposizione fiscale”, cioè di operazione eseguita al solo fine di realizzare una plusvalenza in modo completamente esente.
Il 16 gennaio di quest’anno le Fiamme gialle hanno chiesto una conferma all’Agenzia delle entrate di Venezia. Venezia ha passato la palla a Roma e dalla capitale la risposta è giunta in settembre. Il parere è risultato positivo e ha indotto gli uffici dell’Agenzia a chiedere alla Guardia di finanza l’intero fascicolo riguardante l’indagine, dalla verifica fiscale del 2001 fino al documento arrivato dall’estero a fine 2004.

Ma proprio mentre a Venezia si stavano inviando le carte, il 24 ottobre, a sette giorni dalla prescrizione che avrebbe vanificato tutto, un paio di telefonate tra ufficiali delle Fiamme gialle e funzionari dell’Agenzia delle entrate ha messo la parola fine all’intera vicenda.
Con quale motivazione? La Edizione Holding aveva aderito al condono tombale del 2002, pagando 29,8 milioni di euro. Del Vecchio aveva fatto altrettanto. Secondo una tesi, quel condono era sufficiente a sanare l’interposizione. Secondo altri no. In ogni caso sia la Edizione Holding sia Del Vecchio non sono mai stati richiesti di spiegare le ragioni di quell’operazione , che potrebbero essere diverse dall’ipotesi delle Fiamme gialle. E oggi, a prescrizione avvenuta, da Ponzano Veneto e Agordo i due gruppi protagonisti preferiscono non commentare."

mercoledì 8 luglio 2009

ALITALIA E ITALIANITA': IL GRANDE BLUFF


"Entra in servizio “Ludovico Ariosto”.
E’ il sesto nuovo Airbus A320 della flotta di Alitalia
Roma, 6 luglio 2009 – E’ entrato in servizio il sesto nuovo Airbus A320 della flotta di Alitalia, battezzato con il nome “Ludovico Ariosto”. Il nuovo aereo sarà impiegato prevalentemente sulla rotta Fiumicino-Linate."


Queste righe sono tratte dal
comunicato stampa di Alitalia che da notizia del nuovo ingresso in linea; peccato che nel comunicato manchi però la matricola che per per la precisione è EI-DTG; nelle matricole degli aerei la lettera o le lettere che precedono il trattino indicano la nazionalità (marca di nazionalità) che per l'Italia è espresa dalla lettera "I"; ad esempio I-DISA è un Boeing B 777 iscritto nel registro aeronautico italiano e quindi paga le tasse in Italia come altri 5 B 777 gemelli, lo stesso dicasi per I-BIXU (un Airbus A 321) ed i suoi 22 gemelli tricolori, per I-BIKA (un Airbus A 320) ed i suoi 12 gemelli, per I-BIMA (A 319) e gli altri 11 gemelli acquistati dalla vecchia Alitalia per non parlare naturalmente dei 91 MD tutti rigorosamente registrati in Italia.


Il Ludovico Ariosto invece, presenta la marca di nazionalità "EI" che sta ad indicare che l'aeromobile è iscritto nel registro aeronautico irlandese, proprio come il Giacomo Leopardi, un Airbus A 320 - 216 (marche EI-DTB), come il Dante Alighieri (EI-DTC), l'Alessandro Manzoni (EI-DTD), il Francesco Petrarca (EI-DTE) ed il Giovanni Boccaccio (EI-DTF); tutti i nuovi aerei che stanno entrando in linea nella nuova Alitalia targata CAI sono registrati in Irlanda ma di certo non si possono incolpare gli azionisti della nuova Alitalia di cercare tutte le strade legali che gli consentano di risprmiare soldi e di fare soldi; alla faccia dell'italianità sbandierata da "qualcuno", ci si ritrova quindi come maggiore azionista (25%) Air France, altri azionisti che tra una S.p.A. ed un'altra, trovano sempre lo spazio per una S.A. e comunque per una capatina all'estero, gli aerei Airbus ( si invoca la concorrenza tra le compagnie aeree ma quella tra i costruttori????) che di italiano non è che abbiano così tanto e che per di più vengono registrati in Irlanda che, anche secondo il decreto anticrisi varato lo scorso 1 luglio, sarebbe considerato un "paradiso fiscale" poichè le aziende italiane in Irlanda pagano meno della metà di tasse.
Alla faccia dei contribuenti italiani che continueranno a pagare il conto della vecchia Alitalia, "salvataggio compreso", per un bel pò e naturalmente, alla faccia dell'italianità.
Naturalmente i media nazionali "evitano di dare dispiaceri" agli italiani e nella stragrande maggioranza dei casi, tacciono.