sabato 4 ottobre 2008

E SE QUALCUNO “PREMESSE IL GRILLETTO”?




UMILE RIFLESSIONE SULLA GESTIONE MEDIATICA
DELLA VICENDA ALITALIA

Premessa
Dall’editoriale su Beppe Grillo del TG2 delle 13 del 20 settembre 2007 del direttore
Mauro Mazza:
«Cosa accadrebbe se un giorno all'improvviso un pazzo, uno squilibrato sentendo quelle accuse premesse il grilletto? Un tempo c'erano i cattivi maestri, che additavano come nemico un commissario, un giornalista, un magistrato e accadeva che qualcuno, pazzo o meno, andasse e premesse il grilletto e qualche volta uccidesse. Oggi non abbiamo più i cattivi maestri né i buoni, abbiamo solo gli apprendisti stregoni. La storia, si dice, si ripete due volte, una volta in tragedia una volta in farsa. Ma cosa succederebbe se invece facesse il percorso inverso e da farsa si trasformasse in tragedia? Cosa accadrebbe se un mattino qualcuno ascoltati quegli insulti contro tizio e contro caio premesse il grilletto?».


Qualcuno si è chiesto degli effetti della campagna d’odio scatenato dai media contro i lavoratori di Alitalia? Qualcuno ha ascoltato le telefonate alle radio da parte di cittadini inferociti che inondavano di disprezzo e di odio i lavoratori di Alitalia? Qualcuno ha notato le migliaia di post e di interventi su blog, forum e siti d’informazione che rasentavano la caccia all’uomo nei confronti dei predetti lavoratori?
Qualcuno si è mai posto il problema dell’eventuale degenerazione violenta di cittadini disperati ed esasperati da politiche sociali ed economiche attuate da una classe (anti) politica che da anni trasversalmente si pulisce e pulisce il **** di eventuali “benefattori” con la Costituzione? Già, strano paese l’Italia, ci si indigna se qualcuno minaccia di pulirsi il **** con il tricolore ma poi è indifferente quando lo si fa sistematicamente con la Costituzione.

Di chi sarebbe la responsabilità “se un mattino qualcuno ascoltati quegli insulti contro tizio e caio premesse il grilletto?” Nella migliore tradizione giornalistica italiana si ometterebbe o si plasmerebbe la notizia o magari si mette in ultima pagina un “errata corrige”?



Grazie a questo eccelso esempio d’informazione indossare una divisa o anche una spilletta con il logo Alitalia può essere rischioso e beninteso, ciò ammesso che quanto detto, sia stato semplicemente rimarcato ma vero.


Sulla veridicità di quanto detto e scritto su Alitalia e sui suoi lavoratori, ci sono molti, troppi dubbi, punti oscuri, omissioni. manipolazioni e menzogne. Ed è per questo che al disprezzo dei cittadini per i lavoratori di Alitalia, si aggiunge quello degli stessi lavoratori per una categoria che quando sciopera per giorni raccoglie solo solidarietà; non è bello vedere lavoratori che stringono i pugni e digrignano i denti insultati pubblicamente senza possibilità di risposta, lavoratori che da anni lavorano per paghe indecenti, precari che hanno buttato al vento 5-10 anni della propria vita, senza avere avuto ferie, senza aver avuto la possibilità di farsi una famiglia o peggio, essere stati costretti a rinunciarci, averla vista distrutta per lavori che vengono raccontati e “venduti” come privilegi; già, cosa succederebbe se qualcuno di questi, un mattino ascoltati quegli insulti contro se stessi, premesse il grilletto?

Al di là dell’equa provocazione, indubbiamente ci vuole stomaco per parlare di informazione in Italia, al confronto con quanto visto negli ultimi tempi, Emilio Fede è oro.




Almeno da lui l’opinione pubblica sa cosa si deve aspettare, non è subdolo come lo sono stati la stragrande maggioranza dei media e sul perché di tale atteggiamento ci si deve interrogare seriamente perché una tale gestione dell’informazione è preoccupante e pericolosa per l’intero paese e per la democrazia. E ben venga chi sappia spiegare a cosa serve l’Ordine dei Giornalisti perché a noi, non è affatto chiaro.

CATTIVI PAGLIACCI



Sui “teneri” commenti su Alitalia ed i suoi lavoratori ci si potrebbe fare un bel libro; quanta “dolcezza”, quanto “affetto” espresso da giornalisti, politici, opinionisti ed “esperti”più o meno blasonati; quanto odio, fango e disprezzo è stato gettato sui lavoratori; accuse ed insulti pesantissimi fondati sulle solidissime basi del passaparola, del si dice e su dati presentati a proprio piacimento o convenienza; dallo “scandalo” del giorno di riposo di 33 ore consecutive agli stipendi dei piloti alla consistenza degli equipaggi per non parlare degli sprechi di uffici inutili ingolfati da personale pagato a peso d’oro, dei lussuosi alberghi scelti per gli equipaggi, della modifica del logo a 520mila euro, della Coca Cola a 40 euro alla bottiglia e via discorrendo.

Assodate le scandalose balle sugli
esuberi, sulla produttività e sul costo del lavoro, sarebbe interessante sapere che c’azzecano i dipendenti con la scelta degli alberghi e dei fornitori in generale e coi piloti in particolare che hanno si la responsabilità di aver tutto sommato chiuso gli occhi mentre le retribuzioni di migliaia di colleghi venivano massacrate e ridicolizzate scendendo ai livelli di povertà; da molto tempo avrebbero già dovuto inchiodare gli aerei a terra come nel corso degli anni hanno fatto i colleghi di Lufthansa o di Air France. Va obiettivamente ricordato però, che i piloti sono soggetti a visita medica e per restare a terra con tutte le conseguenze del caso, almeno il tempo di un ricorso, non ci vuole molto.

Certo gli stipendi dei piloti sono alti, almeno rispetto agli stipendi della stragrande maggioranza degli altri lavoratori di Alitalia ed italiani in generale, più bassi rispetto ai piloti delle altre compagnie estere di riferimento. Quale migliore capro espiatorio se non i piloti? Che poi dietro a quegli stipendi ci sia quotidianamente la responsabilità di centinaia di vite e di aerei del costo di svariate decine di milioni di euro, sono dettagli che era meglio non sottolineare così come è stato ritenuto opportuno glissare sul costo del lavoro in Alitalia in
generale.

Evidentemente non era il caso di ricordare nemmeno che a decidere come spendere i soldi sono stati quei dirigenti le cui responsabilità, grazie alla modifica della Marzano, sono “poste a carico esclusivamente della società” (
D.L. n. 134 del 28 agosto 2008, art. 3, comma 1); a pagare per le strategie palesemente fallimentari e suicida così come per le oculate scelte dei fornitori, grazie alla sinistra riforma, non saranno i responsabili che pressoche unanimemente, i media hanno ritenuto opportuno non disturbare e nemmeno ricordare.

Ce lo ricordiamo noi però e faremo di tutto per ricordarlo agli altri; a proposito, ma cosa ne pensa il buon Brunetta? E chi sa cosa ne pensa il Ministro Tremonti, che da buon azionista di maggioranza, come i suoi predecessori, nella vicenda Alitalia è stato pressoché latitante; perché gli azionisti di maggioranza, Padoa Schioppa prima e Tremonti dopo, nella gestione della vicenda Alitalia, hanno delegato rispettivamente il sottosegretario all’economia Massimo Tononi ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta?
Non era forse argomento che meritava maggiore e diretta attenzione da parte dei ministri azionisti?