domenica 30 novembre 2008

AGILAVORO: INTERINALE MADE IN CISL?

L'appetito vien mangiando e così il buon Bonanni, non pago della partecipazione della CISL in Obiettivo Lavoro e dei brillanti risultati ottenuti in Abruzzo e Molise da IAL-CISL (soldi per la formazione spesi per acquistare Mercedes, lavoratori non pagati e milioni spariti nel nulla), diversifica ulteriormente le attività della sigla, facendosi promotore assieme al segretario confederale Giorgio Santini, di AgiLavoro.
11 lug. (Adnkronos/Labitalia) - "Un'agenzia per orientare al meglio i giovani alla ricerca di un lavoro, aiutarli a redigere un curriculum appropriato, effettuare il bilancio delle competenze e, soprattutto, in grado di incrociare efficacemente domanda e offerta di lavoro. E' 'AgiLavoro', l'Agenzia per il lavoro che la Cisl varera' a settembre.
''AgiLavoro - spiega a LABITALIA Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, grande promotore insieme al segretario generale Bonanni dell'iniziativa - nasce come agenzia del lavoro, come previsto dal decreto 276 del 2003 (la cosiddetta legge Biagi, ndr) e come gia' hanno sperimentato organizzazioni come la Confindustria''.
Ai primi di settembre, aprira' la sede nazionale, immediatamente seguita da 5-6 sedi regionali. Il presidente dell'Agenzia e' Giorgio Caprioli, per anni alla guida della Fim, la confederazione dei metalmeccanici della Cisl."


Dallo statuto di AgiLavoro Srl troviamo che:

"Articolo 2) -La società ha per oggetto l'attività di intermediazione fra domanda ed offerta di lavoro, ai sensi dell'art. 2, comma 1, lett. b) del D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276, e successive modifiche ed integrazioni, comprensiva tra le altre delle seguenti attività: mediazione tra domanda e offerta di lavoro, anche in relazione all'inserimento lavorativo dei disabili e dei gruppi di lavoratori svantaggiati; raccolta dei curricula dei potenziali lavoratori; preselezione e costituzione di relativa banca dati; promozione e gestione dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro; effettuazione, su richiesta del committente, di tutte le comunicazioni conseguenti alle assunzioni avvenute a seguito della attività di intermediazione; orientamento professionale; progettazione ed erogazione di attività formative finalizzate all'inserimento lavorativo; esercizio di servizi pubblici per l'impiego, in regime di raccordo, convenzione o cooperazione con le competenti amministrazioni pubbliche.


La Società potrà svolgere, non in via prevalente e senza rivolgersi al pubblico, nel rispetto delle inderogabili norme di legge, qualunque attività commerciale ed industriale, finanziaria, mobiliare ed immobiliare strettamente strumentale al conseguimento dell'oggetto sociale, ivi comprese la stipulazione e l'esecuzione di operazioni bancarie in qualità di cliente di banche, le prestazioni di fideiussioni, avalli, pegni ed ipoteche anche a favore o per obbligazioni di terzi, l'assunzione diinteressenze e partecipazioni sotto qualsiasi forma in altre imprese e società od enti con oggetto uguale, affine o complementare al proprio e l'adesione ad eventuali consorzi per attività imprenditoriali in genere e ad associazioni in partecipazione."

Il sindacato, non dovrebbe/potrebbe semplicemente tutelare i lavoratori? Il collocamento, cioè l'intermediazione di lavoro, di lavoratori, di vite umane da cui dipendono altre vite umane, è questione molto, troppo delicata e viste le condizioni dei lavoratori italiani con stipendi bassi, precariato, continua perdita di posti di lavoro, sarebbe opportuno che i sindacati non disperdessero le risorse.
Andrebbe fatta poi, in generale, una riflessione su cosa possa implicare una gestione privata del mercato del lavoro in un Paese dove il lavoro manca e precariato, corruzione e clientelismo dilagano e gli effetti che ciò possa avere sulla sicurezza, sulla democrazia in generale e quella sindacale in particolare.

A CHE COSA SERVE IL SINDACATO?




CISL ed UIL sono tra i firmatari del "Patto per l'Italia" che indebolisce i diritti dei lavoratori ma amplia le attribuzioni e le attività dei sindacati; ampliamento che prescinde dalla reale forza rappresentativa dei sindacati e risulta essere un innaturale, generoso e disinteressato (?) riconoscimento da parte della politica.


L'eventuale perdita di consensi conseguente all'adesione al Patto viene accettata perché compensata dal riconoscimento del ruolo di interlocutore ufficiale del Governo e, con meccanismo analogo, delle aziende, esattamente l'opposto di un vero sindacato che dovrebbe trarre la propria forza dal consenso dei lavoratori e non da riconoscimenti formali e burocratici; questo è anche il caso del mancato riconoscimento parte delle aziende, delle rappresentanze sindacali che non firmano i contratti collettivi; per essere riconosciuti infatti bisogna sottoscrivere qualsiasi cosa venga imposta nei contratti collettivi e "qualcuno, pur essere riconosciuto, magari in posizione di monopolio, è stato così "generoso" nei confronti delle aziende che le conseguenze (le condizioni socio-economihce dei lavoratori e dei precari in particolare) sono sotto gli occhi di tutti.


Il Patto per l'Italia ha come conseguenza la cosidetta "Legge (pseudo) Biagi" che si compone della Legge 30 - ("Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro") con la quale si revisionava la disciplina dei servizi pubblici e privati per l’impiego ed interveniva in materia di intermediazione e interposizione privata nella somministrazione di lavoro, di "tre decreti di attuazione che, tra di loro sommati, superano di gran lunga i 100 articoli, nonchè di una miriade di regolamenti e circolari amministrative"(2): alla faccia della semplificazione.


Tra i decreti troviamo il Decreto Legislativo 276 del 10 settembre 2003 che "organizza e disciplina del mercato del lavoro" e all'articolo 6 (Regimi particolari di autorizzazione) comma 3 troviamo che "Sono altresì autorizzate allo svolgimento della attività di intermediazione le associazioni dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative che siano firmatarie di contratti collettivi nazionali di lavoro..."; in pratica le organizzazioni sindacali firmatarie di contratti collettivi (oramai peggiorativi) possono "intermediare" lavoratori; il sindacato passa dal ruolo di difesa e tutela dei lavoratori a mercante di lavoratori perchè l'intermediazione di lavoro sotanzialmente questo è: mercato di persone, delle loro vite e della loro dignità.

A questo punto non si può non dare un'occhiata alla società Obiettivo Lavoro che, "costituita in forma di Società cooperativa, inizia ad operare alla fine del 1997, l'anno di approvazione del 'pacchetto Treu' che introduce in Italia il lavoro interinale.
E' fra le prime ad essere autorizzata all'attività (Autorizzazione Ministeriale n. 9), segno di uno start-up estremamente tempestivo e quindi, a monte di esso, di una volontà imprenditoriale coesa e comune fra le grandi organizzazioni sociali.

I
Soci fondatori sono in primis le tre grandi filiere dell'economia sociale: Legacoop, Compagnia delle Opere, Confcooperative; insieme ad esse Cisl, Uil e numerosi altri soggetti tra i quali Cna, Confesercenti, le Ascom di Confcommercio (le Acli si aggiungeranno poi nel 2000).
Il corpo sociale supera in breve le 400 unità.

In un mercato in rapidissima espansione, OL si attesta subito al primo posto fra le Società italiane del settore.
Gli investimenti per lo sviluppo vengono sostenuti anche grazie all'apporto dei Soci che, attraverso le filiali 'domiciliate', offrono un contributo decisivo alla crescita ed alla redditività.
Dal 1 aprile 2003 Obiettivo Lavoro inizia ad operare come Società per Azioni, ed imposta un nuovo rapporto con i Soci attraverso la cooperativa O.L. Coop.
Viene impostato un percorso di significativo
aumento di capitale, che evolve la modalità di coinvolgimento sia di Legacoop (attraverso la società Tangram) che di Compagnia delle Opere (attraverso la società Omnium)."





Obiettivo Lavoro è “il più grande Gruppo italiano specializzato nella gestione delle risorse umane.”
Dal 1997 opera “a fianco delle Imprese nella gestione della flessibilità, attraverso il lavoro temporaneo prima e, dal 2003, mediante le ulteriori forme di collocamento previste dalla Legge Biagi.”
I numeri: un fatturato 2007 di 498 milioni di Euro; 7.865 Imprese clienti in portafoglio; oltre 500.000 lavoratori avviati in missione da inizio attività; 164 Filiali in tutto il Paese; 8 Società e 15 Filiali all'estero: Bucarest, Slatina e Iasi (Romania); Bratislava e Piestany (Slovacchia); Varsavia, Bialystok, Wroclaw, Katowice e Poznan (Polonia); Lugano (Svizzera); Rio de Janeiro e San Paolo (Brasile); Arequipa e Lima (Perù).


Il meccanismo devono averlo capito bene in casa CISL dove il segretario generale Raffaele Bonanni assieme al segretario confederale della Giorgio Santini sono stati i promotori di AgiLavoro.

(1) http://dirittolavoro.altervista.org/patto_italia_fezzi.html

(2) Tratto da "Giù le mani dalla Legge Biagi", a cura di Renato Brunetta.

lunedì 17 novembre 2008

TWO CAI IS MEGLIO CHE ONE?



Dopo tanto parlare della CAI, viene a galla che in realtà c’è più di una CAI; fino ad ora dovrebbero essere due, CAI ONE e CAI TWO ma, a questo punto ci si può benissimo aspettare di tutto.

Questo perché secondo quanto dice Fantozzi, “Cal dovrà onorare tutti i contratti di fornitura già sottoscritti. Per effettuare l`operazione, Cal ha già preparato delle strutture societarie apposite. Curiosamente, con la scomparsa di Air One, arrivano Cai One e Cai Two. Si chiamano così le due società che sono state acquisite in ottobre da Ubs fiduciaria e serviranno per acquisire alcuni dei rami d`azienda del «pacchetto Alitalia»” (La Stampa - 4 novembre 2008).

Va sottolineata “la partita degli aerei Air One. Dovrebbero essere 55 ad entrare in Cai, ma in leasing. Gli aerei resterebbero di proprietà di Carlo Toto che incasserebbe i relativi canoni”
Ora se permettete, almeno qualche perplessità, concedetecela perché se la nuova Alitalia “salvata” da una delle CAI, non deve avere legame alcuno con la vecchia Alitalia, perché la CAI (ONE o TWO che sia) dovrà onorare tutti i contratti di fornitura sottoscritti da Alitalia? Inoltre, si taglia il già basso costo del lavoro e si mantengono tali e quali gli “altri costi”?

Inoltre, Air One viene pagata “bene” ma 19 aerei sono B 737 in leasing destinati ad essere sostituiti dagli altri Airbus già ordinati da Air One il cui leasing dovrebbe essere pagato a Carlo Toto che, avendone ordinato consistenti quantitativi, si dice che qualche lo
sconto lo avrà pure avuto; chi sa se anche la CAI (ex Alitalia) beneficerà di eventuali sconti sul “quantitativo”.

mercoledì 12 novembre 2008

CAPITANI CORAGGIOSI



Colaninno: «Potremmo assumere anche piloti Ryanair»
Durante la recente visita al nuovo stabilimento della Piaggio di Vinh Phuc (Vietnam) l’entusiasmo deve aver forse preso la mano a Roberto Colaninno che oltre a dimenticare i cassintegrati dell’Aprilia (controllata dalla Piaggio) ha minacciato il ricorso a piloti di Ryan Air per sostituire i piloti “ribelli”.
Forse Colaninno, ha scambiato gli irlandesi per i vietnamiti e magari mentre pensa ad importare i contratti vietnamiti in Italia consapevole di non trovare sostanzialmente
nessuna resistenza politica a ciò.
Anche il buon Ichino attacca chi vorrebbe imporre dazi per contrastare “l’invasione da est” esortando a rendere più flessibile e competitivo il mercato del lavoro; naturalmente in Cina ci sono i dazi nei confronti di almeno una parte dei prodotti occidentali.
Sarebbe opportuno però, che qualcuno ricordasse a Colaninno che passare dai comandi di un aereo ad un altro non è la stessa cosa di passare di passare da uno scooter all’altro, anche se di pari cilindrata.
Ryan Air ha i Boeing 737 mentre Alitalia ha gli MD80/82 e gli Airbus 319,320 e 321; questo per restare nel medio raggio.
Non si scherza con certe cose, certi atteggiamenti riportano alla mente il disastro dell'ATR 72 della Tuninter precipitato perché avevano messo l'indicatore di carburante dell'ATR 42; certo, è anche vero che quando cade un aereo in Italia la colpa è sempre dei piloti ( e quando c'è un incidente ferroviario è sempre dei ferrovieri, etc. etc.).
Va poi ricordato che Ryan Air in occasione di una delle tante crisi della compagnia di bandiera, si era resa prontamente disponibile ad assumere eventuali piloti Alitalia in esubero “offrendo stipendi superiori” (Quotidiano Nazionale 12 settembre 2004. pag. 21) il che, la dice lunga sia sulla storia degli stipendi in Alitalia, sia sulla qualità del fattore umano presente in Alitalia malgrado si siano avvicendati taluni manager sulle cui qualità è meglio censurarsi.
Ma forse Colaninno vuole affittare aerei ed equipaggi come la Ryan Air faceva con gli aerei e gli equipaggi della Tarom Rumena (gli aerei erano bianchi e vi veniva applicata solo la scritta Ryan Air)? Forse sta prendendo contatti con qualche compagnia vietnamita?
Ma si, cassintegrati in Italia, lavoro ai vietnamiti, utili alti e tasse basse; ci manca solo un Lucano!
Così mentre i capitani coraggiosi dettano legge ed ultimatum, altri lavorano anche in condizioni estreme e sotto l’enorme pressione di una campagna di disinformazja condotta trasversalmente in grande stile: nell’etere, in edicola e sul web (anche se qui si combatte); i piloti e tutti gli altri dipendenti devono rinunciare ai loro privilegi ed ai loro stipendi alti.
A Proposito, sapete quanto guadagna una “escort” (accompagnatrice)? Per un week end (48 ore) sono appena
3.000 euro*; gli stipendi dei piloti però vanno paragonati alle colf; certo, mica si può confrontare la responsabilità di una escort con quella di un pilota.


Certo rispetto ad un pilota, quello della escort può essere un lavoro molto onorevole.
*Basta scrivere la parole “costi escort” su google e ne compaiono di tutti i colori; è il segreto di Pulcinella.
Hanno trasformato l’Italia in un “paese che batte” derubandolo delle sue ricchezze, delle sue aziende, delle sue risorse e pulendosi il culo con l’articolo 36 della Costituzione.

lunedì 10 novembre 2008

(DIS)INFORMAZIONE IN ITALIA: RIDERE PER NON PIANGERE?





Tra le tante "accurate analisi", parole dolci ed affettuose spese nei confronti di Alitalia ed i suoi lavoratori, è stata segnalata una vera e propria “delicatesse” pubblicata su Libero del 23 settembre; l’autore dell’articolo, rifacendosi a precedenti articoli a firma di Pietro Ichino, smentisce che Alitalia abbia i migliori piloti del mondo e li accusa invece di essere i più corporativi e spesso troppo vezzeggiati; secondo l’autore che evidentemente è un esperto “salvo gli eventi straordinari di ciclopiche bufere e di improvvisi guasti meccanici, il contributo massimo che si richiede oggi al pilota è quello di conoscere bene le procedure automatiche del volo ormai affidato ai computer”.


“L’esperto” poi dimostra una perfetta conoscenza anche del mercato del lavoro poiché asserisce che “noi italiani a causa di un certo nostro sindacalismo e corporativismo abbiamo un diritto del lavoro anche nel trasporto aereo, che ha messo l’Italia fuori dal mercato internazionale”.

Chi sa come mai il costo medio per lavoratore nel gruppo Alitalia è il
più basso tra le principali compagnie mentre il fatturato medio per dipendente è il più alto; per ciò che riguarda gli stipendi degli italiani in generale poi, deve avere indubbiamente avere le idee un po’ confuse; qualche suggerimento sui motivi per cui l’Italia sta “schizzando” fuori dai mercati internazionali arriva dall’estero, ad esempio dagli USA e dalla Russia.

Torniamo ora al nostro esperto che tra le cause che hanno messo Alitalia fuori dal mercato individua il personale di terra e gli operai addetti al trasporto dei bagagli in particolare, “il cui numero di addetti è enormemente superiore al resto del mondo”; visto che a noi risulta il
contrario, chi sa dove ha preso i suoi dati.

Veramente interessante quando scrive che “la CAI e il suo ricco patrimonio di slot in Italia, in Europa e nel mondo può rendere di nuovo Alitalia appetibile partner di una grande compagnia internazionale”; forse confonde la CAI con l'Air ONE e gli accordi di codeshare con gli slot; a proposito di CAI aggiunge che “ANPAC e CGIL (????) non vogliono che
Roberto Colaninno
e gli altri “capitani coraggiosi” assumano il compito di riportare l’Alitalia entro le leggi del mercato.

L’articolo com’è evidente, rientra nella media dell’italica informazione sulla vicenda ma la cosa veramente curiosa è che ad accusare di privilegi &c. i lavoratori di Alitalia sulla base di luoghi comuni e nient’altro, è Gustavo Selva, quel senatore che per recarsi negli studi di LA 7, utilizzò un’ambulanza.

domenica 9 novembre 2008

GARA DI BALLE SUGLI ESUBERI

AIR FRANCE – CAI:
GLI ESUBERI DI ALITALIA A CONFRONTO


L’intero gruppo Alitalia al 31 dicembre 2007 aveva in servizio 18.423 dipendenti (tabella 1) di cui 11.427 dipendenti di terra (tabella 2); questi comprendono tutto il personale di Alitalia Servizi ed i dipendenti di terra di Alitalia Fly (tabella 3).
Il piano Air France prevedeva 1.523 esuberi in Alitalia Fly (
tabella 4) e la creazione di due “Newco in cui sarebbero confluiti 3.691 dipendenti di Alitalia Servizi (tabella 5) portando la nuova Alitalia firmata Air France a 13.340 dipendenti (tabella 6) e 5.083 esuberi (tabella 7) senza tenere conto di diverse migliaia di precari.
A fronte di questi numeri (
tabella 8), la CAI ha formulato una proposta che prevede 12.500 dipendenti (tabella 9) facendo così salire il numero degli esuberi fino a 5.923 dipendenti (tabella 10); per ciò che riguarda i precari la CAI si impegna però a costituire un serbatoio di circa mille precari da cui attingere al “fabbisogno”; in pratica uno specchietto per le allodole a fronte di oltre 900 esuberi in più rispetto ad Air France; poi dovrebbe pure far riflettere che chi manda quasi 6.000 persone a casa a spese dei contribuenti, possa assumere precari magari per coprire le stesse mansioni; che in Italia, in alcune realtà anche molto importanti, vi sia un abuso del precariato è risaputo ed avallato e ciò in totale dispregio di quanto sancito dall’Unione Europea con la Direttiva 1999/70/CE, la quale riconosce “che i contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro e contribuiscono alla qualità della vita dei lavoratori interessati e a migliorare il rendimento”.

Tra il piano Air France e quello CAI vi è un aumento di circa il 50% dei piloti in esubero e di poco meno del 300% per ciò che riguarda gli assistenti di volo a fronte di minori esuberi tra il personale di terra nella misura del 7,5% circa mentre gli esuberi in generale lievitano del 18% circa (
tabella 11).

Poiché al peggio non c’è fine, va ricordato un “piccolo dettaglio” chiamato Air One, di cui non abbiamo ancora ben chiaro quale sia il ruolo in ambito CAI anche perché se sommando le flotte di Alitalia e di Air One si arrivava alla ragguardevole cifra di 239 aeromobili, il piano CAI prevede una flotta iniziale di 136 aeromobili, azzerando l’incremento fornito da Air One i cui aerei sono prevalentemente in leasing
Ai dipendenti di Alitalia si vanno a sommare quindi i circa
3.200 dipendenti di Air One e le sue controllate portando il totale dei dipendenti interessati all’operazione CAI a 21.623 dipendenti di cui 12.500 appunto dovrebbero finire in CAI, altri 3.250 sarebbero gli esuberi mentre di appena 5.873 dipendenti non si conosce il destino il ché si potrebbe tradurre con 9.123 esuberi (tabella12) oltre a diverse migliaia di precari (gira voce si tratti di 3-4mila unità ) che arrivano anche a 10 anni di servizio svolti come lavoratori di serie B.

Tra le innumerevoli accuse mosse a lavoratori, sindacati e pseudotali, vi è quella di aver fatto “fuggire” Air France – KLM durante la precedente trattativa di vendita di Alitalia; Air France abbandonò la trattativa in seguito ad una controproposta presentata dai sindacati rispetto al piano presentato da Air France che ridimensionava Alitalia relegandola a vettore poco più che regionale e che inoltre presentava forti tagli in particolare nella componente di terra. Al di là delle leggende costruite non si sa se per caso o ad arte e, questo dovrebbero essere “altri” a stabilirlo, è doveroso un piccolo confronto del rapporto aerei in servizio/dipendenti in servizio tra
Air France – KLM ed Alitalia; 100 dipendenti per aereo per l’intero Gruppo Alitalia, 61 per la sola Alitalia Fly e 246 dipendenti per aereo per Air France-KLM; l’argomento è già stato trattato nell’ambito di “Analisi Alitalia”; i tagli prospettati riguardavano come già detto, principalmente il personale di terra; ma si trattava di esuberi o di esternalizzazioni?
Esternalizzazioni, cioè affidare a terzi servizi indispensabili al funzionamento di una compagnia aerea; ma l’outsourcing conviene? Cioè conviene affidare a terzi (quindi pagare una’zienda intermediaria oltre al lavoratore che svolgerà l’attività richiesta? Se guardiamo al numero ed al tipo dei dipendenti di Air France –KLM (
tabella 13), sembra proprio di no; è palese che Alitalia esternalizzi molti più servizi rispetto che Air France (che qualche tempo fa pensava di acquistare treni TGV per recuperare passeggeri dalle zone sprovviste di aeroporti e portarli negli aeroporti per farli viaggiare coi propri aerei; Alitalia (nel cui CdA per anni è stato presente anche il CEO di Air France-KLM Spinetta), ha pensato bene di disfarsi anche della propria società che gestiva pacchetti turistici (Italiatour) e la società di charter Eurofly, dando sempre più credibilità alla tesi del “piano unico per Alitalia”, tesi che ovviamente i media non prendono minimamente in considerazione.

Sul piatto però, oltre al consenso dei sindacati, Air France aveva messo qualcos’altro: parere favorevole del nuovo esecutivo, un prestito di appena
300 milioni di euro (che casualmente è la stessa cifra poi prestata dal governo Prodi dietro richiesta di Berlusconi, alla moribonda Alitalia), una soluzione * al contenzioso avviato dalla SEA che per il disimpegno da Malpensa ha chiesto ad Alitalia come risarcimento danni “appena”1,25 miliardi di euro che avranno pure impressionato un tantinello i francesi che con 1,7 miliardi di euro contavano di portarsi a casa Alitalia con annessi, connessi e parte dei debiti visto che come riporta Milano Finanza, Fintecna “avrebbe dovuto sobbarcarsi tutte le perdite di Alitalia Servizi”; a onor del vero, come già detto, va ricordato quanto siano risibili le perdite di Alitalia Servizi: al 31 dicembre 2007 erano 12.318 mila euro contro i 483.269 mila e passa euro di Alitalia FLY; onere quindi più che accettabile visto contesto e numeri in ballo salvo che, non fosse previsto l’intervento di qualche “bacchetta magica” per rimescolare un po’ le carte ma tanto, nella vicenda non c’è più nulla che possa meravigliare; di certo i francesi non sono fessi tant’è che anche gli slot su Malpensa non sarebbero stati regalati; ed allora perchè Prato ha tagliato i voli da Malpensa dando probabilmente il colpo di grazia ad Alitalia? Pazienza per Alitalia e per la SEA (pubblica) e per i suoi lavoratori, in compenso chi ci ha guadagnato non è mancato, AdR per esempio.

*link al sito della Corte dei conti:
http://www.corteconti.it/Cittadini-/Rassegna-S/marzo2008/18032008/011.pdf

giovedì 6 novembre 2008

BANANA REPUBLIC



Scajola: «Siamo il paese delle banane...»


Questa frase, che rispecchia oramai l’idea comune di larga parte dei cittadini italiani, è stata pronunciata dal Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola mentre visitava un nuovo stabilimento della Piaggio in Vietnam; mentre si congratulava con il Presidente della Piaggio Roberto Colaninno per la struttura dello stabilimento, ha raccontato che qualche giorno prima, a Fiumicino, pioveva anche dentro l’aeroporto e questo pur trattandosi di una costruzione relativamente recente ed offrendo quindi tale biglietto da visita all’Italia; molto critico quindi nei confronti di alcuni aeroporti che sembrano peccare molto nella gestione.
(Fonte:
Corriere.it)

Chi sa se il ministro Scajola ricordava che a gestire l’aeroporto di Fiumicino sia l’AdR (Aeroporti di Roma),
controllata attraverso una serie di società, dai Benetton, gli stessi che attraverso Atlantia fanno parte della cordata CAI?

lunedì 3 novembre 2008

SULLA CREDIBILITA' DI ISTITUZIONI, POLITICA E MEDIA

L'ENIGMA



In genere si dice che la notte porta consiglio; evidentemente ieri notte è stata l’eccezione perché le perplessità sul cosiddetto “Lodo Letta” invece di attenuarsi si sono fatte ancora più forti; all’accordo datato 30 ottobre ed ufficialmente presentato alle organizzazioni sindacali il 31 ottobre, si sono aggiunti un titoletto davvero inquietante su Il Sole 24 ore di oggi che a pagina 10 recita: “Aver diviso le sigle sindacali un successo di Palazzo Chigi”.


A ciò aggiungiamo le dichiarazioni di Franco Nasso, leader della FILT CGIL pubblicate su La Repubblica di oggi 2 novembre a pagina 9; Franco Nasso per intenderci è il sindacalista che ha firmato l’accordo del 31 ottobre (o del 30?) con la CAI in sostituzione di Epifani; il sindacalista riferendosi a piloti, hostess ed autonomi dichiara che “Loro – non hanno letto ciò che noi abbiamo firmato. Nel testo finale non sono presenti passaggi che affrontino il nodo delle assunzioni in modo selvaggio. Noi siamo tranquilli: perché sappiamo quel che abbiamo firmato e gli autonomi no”.

Se la data del 30 ottobre in calce all’accordo firmato da CGIL, CISL, UIL ed UGL poteva far sorgere perplessità, queste dichiarazioni le accrescono notevolmente anche perché in contrasto con la ricostruzione degli avvenimenti del 31 ottobre fatta dall’
ANSA;

“13.00 - Comincia a Palazzo Chigi l'incontro tra Cai, sindacati, il commissario Fantozzi. "Il 31 ottobre è il termine ultimo per la sopravvivenza dell'Alitalia" dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.15.20 - Letta propone di firmare un documento di premessa al contratto e ai criteri di selezione del personale nella Nuova Alitalia ponendosi come "garante dell'intesa". Cgil, Cisl, Uil e Ugl firmano il lodo Letta, respinto invece da Sdl, Avia, Anpav (assistenti di volo) e dalle associazioni dei piloti Anpac e Up.”

Se come riporta la Repubblica, piloti ed autonomi non sanno cosa hanno firmato CGIL, CISL, UIL ed UGL, si potrebbe dedurre che inizialmente il documento proposto dal sottosegretario Letta (e/o dal commissario) fosse diverso da quello poi proposto a confederali ed UGL che avrebbero quindi firmato un documento diverso da quello che hanno respinto le altre organizzazioni zincali e che per indurle ad abbandonare il tavolo, dovrebbe essere stato abbastanza “indigeribile”.

Cosa avrebbe allora spinto confederali ed UGL a continuare la trattativa? Forse la speranza in qualche miracolo; già, forse è stata propriola fede che ha fatto restare confederali ed UGL seduti al tavolo della trattativa dove, secondo le dichiarazioni di Nasso, solo dopo l’abbandono della trattativa da parte delle altre organizzazioni sindacali è stato presentato l’accordo ufficialmente firmato successivamente; del perché riporti la data del 30 ottobre, resta un mistero.

domenica 2 novembre 2008

LA MACCHINA DEL TEMPO

Dopo che la CAI ha abbandonato per l’ennesima volta la trattativa per Alitalia, Palazzo Chigi nelle vesti del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, si è prontamente attivato nell’opera di mediazione tra le parti ed organizzando quindi un incontro tra le organizzazioni sindacali di Alitalia, il commissario Fantozzi ed il presidente e l’amministrato delegato di CAI Rocco Sabelli e Roberto Colaninno.
L’incontro ha portato alla stesura di un protocollo d’intesa, il cosiddetto “lodo Letta” sottoscritto solo da CGIL, CISL, UIL ed UGL; dopo alcune ore durante le qualio si era diffusa anche la voce di un abbandono della trattativa da parte della CAI, è arrivata l’offerta vincolante da parte della CAI.

Senza entrare nel merito né delle motivazioni che hanno spinto alcune sigle a firmare ed altre ad opporsi decisamente né dell’atteggiamento di istituzioni tanto attente alla “salvezza di Alitalia” e di chi l’ha gestita, qualche dubbio l’accordo non può non sollevarlo anche perché, il cosiddetto Lodo Letta sarebbe stato presentato
ieri (giorno 31) mentre l’accordo trovato sul sito de Il Sole 24 Ore, riporta accanto alle firme delle 4 sigle in questione, la data del 30 ottobre.


Dando per plausibile la legittimità dell’ulteriore perplessità sulla vicenda, non resta che fare qualche ipotesi sull’arcano mistero:
1) La CAI possiede una formidabile macchina del tempo con la quale, una volta acquisita Alitalia, potrà sbaragliare la concorrenza?
2) Banalissimo errore sfuggito ai 4 firmatari, a chi ha battuto il documento e a tutti coloro che l’hanno letto; in fondo erano le 15 passate e saltare la siesta può tirare anche questi scherzi.
3)
Quella di moda.