domenica 27 settembre 2009

IL MIGLIOR COMMISSARIO POSSIBILE?

Quando Berlusconi affidò Alitalia a Giancarlo Cimoli, dichiarò che si trattava del "miglior amministratore possibile"; potremmo dire che Berlusconi abbia affidato Alitalia al "miglior commissario possibile"?
Qualche dubio sia concesso e tra questi, la velocità con cui è stata (s)venduta Alitalia: il bando di gara venne pubblicato il 22 settembre e la scadenza era le 12:00 del
30 settembre; dubitiamo che meno di 8 giorni per vendere una compagnia aerea siano sufficienti specialmente se, il venditore fornisce dati inesatti sulle cause del dissesto; la relazione sulle cause dell'insolvenza di Alitalia, andava fatta prima di vendere, non dopo; dettagli. Ciò che conta è che a fine settembre la CAI ottiene la firma delle organizzazioni sindacali, comprese quelle contrarie alle condizioni imposte da CAI; grazie anche ad un poderoso "massacro" mediatico basato su tanta disgustosa disinformazja che ha pericolosamente "condizionato" l'opinione pubblica. E non solo.


Ai primi di settembre 2008, secondo quanto fatto trapelare dallo stesso
Fantozzi, la liquidità era tra i 30 ed i 50 milioni di euro, cifra talmente esigua che a fine settembre l'avrebbe costretto a portare i libri in tribunale; lo stesso Fantozzi a fine settembre (Il Sole 24 Ore - 4 ottobre 2008) ha però comunicato una disponibilità di cassa di 180 milioni che avrebbe garantito alla compagnia operatività fino al 1 marzo 2009 (interessante il clip "L'Intesa Alitalia 1a parte, time 7:28); a questi vanno aggiunti i 50 milioni di depositi "sconosciuti" che Fantozzi ha scoperto a maggio 2009 e, giusto 6 mesi dopo aver venduto a CAI; ovvio che maggiore liquidità per Alitalia voleva dire maggiore autonomia e quindi meno fretta di vendere oltre che la possibilità di vendere ad un prezzo più alto tutelando così azionisti, creditori e contribuenti oltre che a migliori ("meno peggiori") condizioni per i lavoratori. Invece lavoratori ed opinione pubblica sono stati convinti che Alitalia era ad un soffio dal fallimento ed era stata salvata al fotofinish dalla CAI.

E' doveroso ricordare che la vendita di Alitalia a CAI ha comportato il taglio di quasi 10mila dipendenti, taglio condotto in buona parte "a casaccio"tra l'altro sotto le festività di fine anno, con conseguenze facilmente immaginabili sull'operatività di un'azienda di trasporto aereo. Allo stesso tempo non sono stati attivati alcune migliaia di contratti termine fondamentali per garantire l'operatività in l'altà stagione, impedendo così all'azienda di sfruttare uno dei periodi migliori per guadagnare ed aumentare ulteriormente le proprie liquidità; invece dei tagli al personale si sarebbero potute tagliare le spese inutili (che magari, qualche "utilità", ce l'hanno sempre) ossigenando ulteriormente i bilanci di Alitalia.
Invece no; si andati avanti di ultimatum in ultimatum per vendere al più presto possibile e, non sembra ci siano stati grandi sforzi per cercare altri acquirenti; anzi, la campagna di demonizzazione condotta contro i dipendenti ha avuto tra le proprie fila, personaggi ed istituzioni di primaria importanza.


Tagli e mancate attivazioni di contratti a termine hanno portato ad una scontata debacle operativa e le reazioni dei lavoratori con assemblee ed agitazioni improvvisate, hanno fatto il resto fornendo tra l'altro la giustificazione ufficiale per tutti i ritardi e le cancellazioni, qualsiasi fosse la causa, qualsiasi fosse la "vera" causa.


Proprio un lavoraccio quello del commissario straordinario, che deve valutare e decidere se è possibile risanare oppure bisogna vendere; per fare ciò, bisogna avere naturalmente avere le idee chiare. Il 24 settembre 2008, durante la sua audizione in Senato ha dichiarato: “il personale è troppo ed eccessivamente pagato”; qualche tempo dopo (e a giochi oramai fatti), arriva la “Relazione del Commissario Straordinario Prof. Avv. Augusto Fantozzi” sulle cause dell’insolvenza del Gruppo Alitalia"nella quale c'è l'implicita smentita che l'alto costo del lavoro così come i troppi dipendenti, erano fesserie ad uso e consumo degli italiani.


Da premesse sbagliate quindi, si è arrivati alla (s)vendita di Alitalia; i "patrioti" di CAI si erano impegnati a versare in contanti a Fantozzi "ben" 327 milioni di euro, in due rate; peccato che a luglio, mentre Fantozzi si aspettava una prima rata di 170 milioni, la CAI ne abbia versato solo 70; naturalmente, il TFR ai dipendenti della fù compagnia di bandiera, se non lo paga Fantozzi, lo deve pagare l'INPS; oltre alla possibilità di ricevere da CAI meno di quanto pattuito (ed era già poco), Fantozzi si ritrova pure a pagare i vigilantes per evitare che gli freghino pezzo per pezzo gli aerei che non è riuscito a vendere, aerei che in fondo, non sono nemmeno tanto cari; quattordici Embraer Ej-145 per meno di 32 milioni di euro non sono molti per aerei costruiti tra il 2000 ed il 2003, specialemente se "sono curati come pezzi da museo"; certo viene naturale chiedersi com'è possibile che si freghino pezzi di aereo... ma sono fermi in un aeroporto o sono abbandonati in qualche remota e malfamata periferia? Speriamo di si, perchè se è possibile che in uno o più aeroporti (che dovrebbero essere sicuri) italiani, vengano "fregati" pezzi d'aereo...

FANTOZZI CONTRO FANTOZZI: LA RELAZIONE DEL COMMISSARIO


NON E' LA PARMALAT?


ALITALIA E CORTE DEI CONTI: L'INCHIESTA NEGATA?

CREDIBILITA E LEGITTIMITA' DELLE ISTITUZIONI: CHI DEVE PAGARE IL CONTO DI ALITALIA

E LA CHIAMA “GRANDEUR”

LA BELLA E LA BESTIA

giovedì 17 settembre 2009

ALITALIA: GIP CONCEDE 6 MESI PROROGA A INCHIESTA SU BANCAROTTA

martedi 15 settembre 2009 15:04
ROMA (Reuters) - "Il Gip ha concesso alla procura di Roma una proroga di 6 mesi per la conclusione dell'inchiesta per verificare la sussistenza del reato di bancarotta per distrazione o dissipazione nella gestione di Alitalia negli anni fra il 2000 ed il 2007.
Lo riferiscono fonti giudiziarie.
L'inchiesta infatti non è stata ancora conclusa. Soprattutto i magistrati che vi stanno lavorando -- l'aggiunto Nello Rossi, ed i pubblici ministeri Stefano Pesci, Francesca Loi e Gustavo De Marinis -- non hanno ancora potuto ascoltare, poiché ha addotto giustificazioni per motivare l'assenza nelle date indicate per la convocazione, Giancarlo Cimoli che fu presidente della compagnia aerea nel periodo 2004-2007.
Le fonti giudiziarie fanno notare come in quegli anni avvennero alcuni fatti chiave nell'inchiesta come l'acquisizione di Volare Group, la creazione di Az Service e la concessione di alcune consulenze (come quelle per EuroFly, uno dei punti chiave dell'inchiesta, e per il settore Cargo di Alitalia).
Gli altri amministratori delegati e presidenti del periodo oggetto dell'indagine sono invece già stati ascoltati."

mercoledì 16 settembre 2009

L'IRA DI VARSAVIA SUL TRADING DI GOLDMAN

Da Il sole 24 Ore - giovedì 27 febbraio 2009 pag. 57
È scontro tra Goldman Sachs e la Polonia. Il Ministro del Tesoro polacco Aleksander Grad ha cancellato la collaborazione con la banca d’affari, advisor della prevista privatizzazione del gruppo energetico polacco Pge, accusando l’istituto di speculare contro lo zloti, la moneta di Varsavia. Secondo il quotidiano economico Dziennik la decisione di cancellare la collaborazione costerà tra gli 11-13 milioni di euro di mancato guadagno a Goldman Sachs. Il ministro si è seccato perché la Goldman Sachs avrebbe dichiarato di aver chiuso un trade che scommetteva sull’ulteriore deprezzamento delle monete dell’est Europa, zloty compreso. Non solo. La Bacna d’affari aveva dichiarato che grazie a questa scelta aveva guadagnato più di quanto aveva previsto. "La misura è colma", deve aver aver pensato il ministro, licenziando il consulente troppo ciarliero. (V.D.R.)

«Vi restano solo cibo e calcio» - Goldman Sachs avverte l’Italia

Super lobby Goldman Sachs

Governo griffato Goldman Sachs

Ma chi comanda in Italia?

Italians Grumble That Goldman Sachs Is, in Effect, Running Their Country

Quel fenomeno della Goldman Sachs...

L'Italia e' una colonia?

La regina Goldman cerca consensi

Nel Bel Paese il dialogo è bipartisan

Cossiga: "Draghi, mai premier"

GOVERNATORE DRAGHI: UNA SCIAGURA AFFIDARE SORTI DELL'ITALIA A "MISTER BRITANNIA"

GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA

La sera andavamo alla Goldman…

Mr. Prodi e i soldi della Goldman Sachs

CRACK FINANZIARIO E COLLASSO SISTEMICO: FINALMENTE DRAGHI (GOLDMAN SACHS) SCOPRE ESISTENZA AGENZIE RATING E DI CRISI, IGNORATA,OCCULTATA E NEGATA

Europa in vendita, compra Goldman Sachs

E' sempre Goldman Sachs. L'Impero sta vincendo?

Petrolio senza freni. Goldman Sachs: il barile a 200 dollari entro il 2010

Paradossi energetici: l’imbroglio locale del petrolio globale

IL PREZZO DEL PETROLIO? E' SOLTANTO VIRTUALE

Post tratto da L'irrequieto blog

mercoledì 9 settembre 2009

PRIVATIZZAZIONI: SU GS SUPERMERCATI


Un interessante articolo del 2005 per riflettere sulle privatizzazioni, in questo caso dei supermercati GS, (tratto da Panorama del 22 dicembre 2005, pag. 209)
"CAPITALI E FISCO - L’INDAGINE DELLE FIAMME GIALLE SULL’OPERAZIONE GS SUPERMERCATI

MAXIPLUSVALENZA, MA ESENTASSE


Tra il 1998 e il 2000 Benetton e Del Vecchio hanno venduto la catena incassando oltre 2 miliardi. Sui quali, secondo la Finanza, non hanno pagato un euro d’imposta. Ecco come.



Di ANDREA PASQUALETTO
La Guardia di finanza veneta che chiama l’Ufficio locale delle entrate, Venezia che informa immediatamente Roma, Roma che tace per mesi. Finché il tempo stringe, la prescrizione incalza e succede tutto in pochi giorni: palleggio di pareri, anche contrastanti, documenti che iniziano a scottare e, infine, archiviazione.

La settimana più calda del fisco italiana è stata quella del 24 ottobre, giorno in cui qualcuno ha deciso che era meglio chiudere così un’indagine condotta per quattro anni dalle Fiamme gialle di Venezia su un’operazione: la vendita da parte di Edizione Holding (gruppo Benetton) e della finanziaria di Leonardo Del Vecchio, patron della Luxottica, dell’italiana Gs supermercati (nata dopo l’acquisizione della Sme) al colosso francese della distribuzione Carrefur.

Una cessione che, secondo quanto risulta dai documenti acquisiti in Lussemburgo dal Nucleo tributario di Venezia, si è sviluppata tra la fine del 1998 e il 2000 con un valore di vendita di 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro) e una plusvalenza di 4.726 miliardi di lire (2,44 miliardi di euro), sui quali, secondo la Guardi di finanza, non è stato pagato un solo euro d’imposta perché la cessione si è conclusa nel paradiso fiscale del Lussemburgo.

Se fosse stata dichiarata in Italia, invece, Benetton e Del Vecchio, avrebbero dovuto versare circa 877 milioni di euro. L’operazione è stata analizzata nei dettagli dagli organi ispettivi: questo grazie alla collaborazione delle autorità di Francia e Lussemburgo che hanno ricostruito la rete estera creata dai due gruppi per far transitare partecipazioni e denaro riguardanti la vendita di Gs supermercati.
Dalle carte spedite dal Lussemburgo alla fine del 2004 emerge che per realizzare la complessa operazione, iniziata alla fine del 1998, sono state costituite tre società: Schema 21 Société anonime (Sa), Schema 21 Partecipation e Schema 21 Retail.
Tutte e tre liquidate a operazione conclusa, cioè dopo aver sfruttato al meglio la “participation exemption”, cioè la favorevole legge del Lussemburgo che considera esentasse tutto ciò che deriva da partecipazione. Trattamento fiscale che si può ottenere, però, a una sola condizione: che la vendita delle azioni avvenga almeno un anno dopo l’acquisizione.

Alla fine del 1998 i due soci italiani della Gs supermercati (avevano entrambi il 50 per cento) hanno conferito le loro quote alla Schema 21 Sa e lo hanno fatto esattamente al valore registrato a bilancio (circa 500 miliardi di lire, 258 milioni di euro). Dopo 12 mesi e qualche giorno, la schema 21 Sa ha conferito la stessa Gs alla Schema 21 participation. Il valore in questo caso è lievitato: 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro). Allo stesso valore la Participation ha conferito le quote alla Retail e quest’ultima, sempre a 5.226 miliardi di lire, ha venduto tutto e subito a una finanziaria olandese del gruppo Carrefour. La Schema 21 retail ha cioè acquisito e venduto la Gs supermercati allo stesso valore, senza alcuna plusvalenza ed evitando così di pagare anche l’imposta lussemburghese prevista in caso di cessione entro la scadenza annuale.

L’incasso è poi stato diviso a metà. Del Vecchio ha versato i suoi 1,34 miliardi di euro nella Leofin Luxemburg; la Edizione Holding ha usato le sue società. E le Schema 21 lussemburghesi sono state chiuse.

Questa, in sintesi, l’operazione, così come è stata ricostruita sulla base dei documenti esteri. Un disegno che aveva spinto la Guardia di finanza a ipotizzare una caso di “interposizione fiscale”, cioè di operazione eseguita al solo fine di realizzare una plusvalenza in modo completamente esente.
Il 16 gennaio di quest’anno le Fiamme gialle hanno chiesto una conferma all’Agenzia delle entrate di Venezia. Venezia ha passato la palla a Roma e dalla capitale la risposta è giunta in settembre. Il parere è risultato positivo e ha indotto gli uffici dell’Agenzia a chiedere alla Guardia di finanza l’intero fascicolo riguardante l’indagine, dalla verifica fiscale del 2001 fino al documento arrivato dall’estero a fine 2004.

Ma proprio mentre a Venezia si stavano inviando le carte, il 24 ottobre, a sette giorni dalla prescrizione che avrebbe vanificato tutto, un paio di telefonate tra ufficiali delle Fiamme gialle e funzionari dell’Agenzia delle entrate ha messo la parola fine all’intera vicenda.
Con quale motivazione? La Edizione Holding aveva aderito al condono tombale del 2002, pagando 29,8 milioni di euro. Del Vecchio aveva fatto altrettanto. Secondo una tesi, quel condono era sufficiente a sanare l’interposizione. Secondo altri no. In ogni caso sia la Edizione Holding sia Del Vecchio non sono mai stati richiesti di spiegare le ragioni di quell’operazione , che potrebbero essere diverse dall’ipotesi delle Fiamme gialle. E oggi, a prescrizione avvenuta, da Ponzano Veneto e Agordo i due gruppi protagonisti preferiscono non commentare."

mercoledì 2 settembre 2009

"CHI VUOLE UCCIDERE LA PIRELLI?"

Indagine sulla crisi di una grande azienda italiana
Fabio Fumagalli - Gianmario Mocera


«Sulla Pirelli si è consumato una sorta di “delitto perfetto” perché tutti hanno preferito girare la testa dall’altra parte,anche quando i fatti erano evidenti.»

"Fino al 1991 la Pirelli è stata una delle grandi multinazionali del nostro Paese. In quell'anno esce di scena Leopoldo Pirelli ed entra in azione Marco Tronchetti Provera. È l'inizio di un processo irreversibile che in due decenni ha portato allo smantellamento dell'azienda: dismissioni, chiusure di fabbriche, cessioni di comparti in attivo, mobilità. Attraverso l'analisi dei bilanci, il racconto dei rapporti tra sindacato e impresa, la denuncia della rete di connivenze politiche che hanno coperto le scelte strategiche del management e della proprietà, Fumagalli e Mocera consegnano ai lettori una vera e propria indagine sul "Caso Pirelli" che mette in luce responsabilità dirette e indirette di Tronchetti Provera, dei vertici del sindacato, delle amministrazioni pubbliche di Milano, dei governi nazionali, delle grandi merchant bank e dei giornali."
Di seguito alcuni passaggi tratti dal libro in questione che devono far riflettere su ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel Paese
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"...La vendita all'americana Goldman Sachs dello storico settore dei cavi, per esempio, è un'operazione che non ha alcuna giustificata motivazione industriale. Il gruppo era assolutamente solido ed efficiente, come dimostra ampiamente l'andamento del 2006, perfettamente in grado di essere competetitivo sul mercato e di produrre utili; ciò che è mancatonegli ultimi anni è statoa l'adeguata volontà e attenzione, ma queste erano tutte dedicate, unitamente alle risorse economiche, ad altri obiettivi e cioè l'acquisizione di Telecom Italia. Per questo sono stati sacrificati i cavi e per nessuna altra ragione."

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"L'opinione pubblica non seppe nulla di quanto si stava verificando, nessuno dei mezzi di informazione se ne occupò, non uno dei rappresentanti istituzionali si interessò alla vicenda: sindaco, presidente di regione, di provincia, rappresentanti del governo come dell'opposizione, nulla."

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"Anche sotto il profilo strettamente sindacale c'è da segnalare una certa timidezza, quasi si temesse di disturbare il "manovratore". Si percepiva una sensazione di fastidio a occuparsi di questa azienda nonostante si trattasse di una delle poche multinazionali italiane."
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"I non interventi e la scarsa sensibilità dimostrata dalle segreterie nazionali del sindacato in occasione della vendita del settore cavi nel 2004 è emblematica: la richiesta di incontro con il management Pirelli fu spedita all'azienda dopo che la stessa aveva già annunciato l'avvio delle procedure di vendita a Goldman Sachs."


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"Nel novembre del 2004 siamo riusciti ad avere un colloquio in Camera del Lavoro a Milano con Guglielmo Epifani (il segretario nazionale della CGIL) al quale abbiamo consegnato come RSU un dossier su tutta la vicenda cavi e più in generale sulla vicenda che intrecciava Pirelli e Telecom; avevamo chiesto che la CGIL se ne occupasse e non abbiamo mai saputo nulla"
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"...ci siamo guardati in faccia e avevamo chiara una cosa: eravamo stati sacrificati (o scaricati) anche dal sindacato nazionale. Non c'era alcuna ragione logica perchè non si intervenisse nei confronti di Pirelli chiedendo ragione dell'alienazione di un intero settore industriale, a maggior ragione nel bel mezzo di una campagna condotta proprio dalla CGIL contro il declino industriale del Paese."
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"...Eppure nessuno mosse un dito, Epifani per primo. Allo stesso modo si comportarono le altre organizzazioni sindacali, le istituzioni a qualsiasi livello e i partiti politici; non credo alla casualità, alle coincidenze, credo piuttosto che Telecom Italia sia stata valutata più importante di Pirelli e quindi quel modo di operare stava bene a tutti. Ci hanno rimesso i lavoratori e il Sistema Italia, non certo Tronchetti Provera o altri attori di questa vicenda. Si è accettato di impoverire il nostro Paese perchè il settore cavi opera nel settore dell'energia come delle telecomunicazioni, lavora per ENEL come per le diverse municipalizzate per il trasporto dell'energia nelle case e nelle aziende , si producono importanti supporti per trasmettere dati di telecomunicazione tanto per Telecom che per qualsiasi altro operatore del settore, per esempio le fibre ottiche di Fastweb"

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Si consiglia la lettura di "
Cavi ex Pirelli in borsa, operazione miliardaria" su Panorama.it; il 10 aprile 2007, Borsa Italiana dispone l'ammissione a quotazione di Prysmian S.p.A., "i Joint Global Coordinators dell'operazione sono Goldman Sachs, JPMorgan e Mediobanca. Mediobanca agisce anche nel ruolo di Sponsor e di responsabile del collocamento per l'offerta pubblica in Italia."