domenica 28 dicembre 2008

AGNELLI SACRIFICALI

In merito alla vicenda delle assemblee spontanee dei lavoratori di Alitalia Airport (non chiamiamoli operai che si potrebbe frenare l’astio nei loro confronti) va fatta qualche ulteriore riflessione: i disagi sono esclusiva conseguenza delle assemblee dei lavoratori o c’è altro? Proviamo a mettere da parte per un attimo, le solite chiacchiere che hanno portato ad avere carta bianca i responsabili della distruzione della compagnia di bandiera e del trasporto aereo italiano in generale con conseguenze disastrose in diversi comparti dell’economia italiana che non tarderanno a manifestarsi, industria aerospaziale in primis.

In base al bilancio di Alitalia Airport S.p.A. (per la precisione si fa riferimento alla Relazione del Consiglio d'Amministrazione sull'andamento della gestione - pag.26), al 31 dicembre 2006 Alitalia Airport occupava 3.323 dipendenti di cui 1.676 part time e 1.082 a tempo determinato.

I dati sono relativi a due anni fa ma è illecito chiedersi quanti dei 1.082 lavoratori a termine presenti a dicembre del 2006, erano in servizio in questi giorni? Possiamo azzardare NESSUNO? Quanti dei 2.241 lavoratori a tempo indeterminato in servizio due anni fa, sono stati pensionati, prepensionati e/o cassintegrati? Quanto ha influito l’incertezza (compresa quella per il pagamento degli straordinari) sui part time a cui in un periodo del genere, sarebbe “normale”venga richiesto di prestare lavoro straordinario?

Se 1/3 dei lavoratori è precario (e la quota sale tra gli operai) e quindi non in servizio attualmente ed il numero dei lavoratori designati a "presidio" per garantire l'operatività durante le assemblee previste dalla legge è stabilito in base ad una quota sul personale in servizio, la responsabilità dei disservizi è dei lavoratori o di chi ha portato l'azienda ad avere "questi numeri" alla faccia naturalmente, dei famosi esuberi?

Che la CAI, assieme a taluni ambienti istituzionali, sia una sorte di “loft” del trasporto aereo s’è capito da tempo; indimenticabile la “
minaccia” di Colaninno (Roberto) di assumere piloti Ryan Air che ha fatto gelare il sangue anche all’ultimo aeromodellista; per i profani, si ricorda che Ryan Air usa solo Boeing B 737 che Alitalia non usa e pilotare aerei non è come passare da un scooter all’altro; strano che nessuno abbia ancora affidato qualche consulenza a Bin Laden….

Torniamo però ai “
privilegiati” di Alitalia Airport i cui “capricci” avrebbero guastato le vacanze degli italiani (quando a tagliare i voli sono le compagnie si chiama "mercato" e tutto va bene); dicevamo che al 31 dicembre 2006 i precari erano 1.082 ma, secondo il D.lgs. 368/2001 (Art. 2.Disciplina aggiuntiva per il trasporto aereo ed i servizi aeroportuali) che disciplina i contratti a termine, “è consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato ….per un periodo massimo complessivo di sei mesi, compresi tra aprile ed ottobre di ogni anno, e di quattro mesi per periodi diversamente distribuiti e nella percentuale non superiore al quindici per cento dell'organico aziendale che, al 1° gennaio dell'anno a cui le assunzioni si riferiscono, risulti complessivamente adibito ai servizi sopra indicati….”; peccato che poi si utilizzino lavoratori stagionali/precari anche per 12 mesi e che al 31 dicembre 2006 la percentuale era del 32,5%, altro che 15%; sarebbe anche da chiarire se il limite riguardi il numero dei contratti a termine stipulabili contemporaneamente o la somma dei contratti stipulati nell’anno; le modifiche introdotte di recente alla normativa sui contratti a termine; comunque sia Alitalia Airport stipulava più contratti a termine di quanto avrebbe potuto e che vi potessero essere carenze di organico lo si era già capito e considerato il numero totale di lavoratori e di precari, ad occhi e croce si potrebbe dire che circa 600 precari avrebbero avuto diritto ad un contratto a tempo indeterminato.

Le modifiche introdotte di recente alla normativa oltre che “salvare” le
Poste dai precari che avevano diritto all’assunzione a tempo indeterminato, hanno spazzato via le speranze di centinaia di lavoratori di Alitalia Airport di vedere riconosciuto il diritto al contratto a tempo indeterminato; anche la UE con la Direttiva 1999/70/CE riconosce che “i contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro e contribuiscono alla qualità della vita dei lavoratori interessati e a migliorare il rendimento”.

Ma siamo in Italia è quindi la colpa non può che essere dei lavoratori e come la ciliegina sulla torta, arriva anche il buon Ministro Brunetta che invoca "la mano dura"contro i lavoratori che "scioperano" (?????) ricordando che "non c'è più la mentalità di un settore protetto"; infatti ad esser protetti non sono i settori ma intere categorie quali i manager, i politici, i giornalisti, etc. Certamente il "Ministro dell'efficienza" ha perduto un'ottima occasione per tacere così come ha taciuto sulle "cause" del disastro di Alitalia, sulla "manleva" concessa ai manager al timone dell'azienda dal luglio 2007 e sulle indagini relative al management degli ultimi 10 anni; evidentemente però, "sparare" sui dipendenti di Alitalia, mediaticamente paga, mentre mettere in discussione l'operato di manager scelti, imposti e protetti da "colleghi" politici, non sta bene.


martedì 23 dicembre 2008

OPERAI: TRA CENSURA, OMISSIONI E STRUMENTALIZZAZIONI



“Lavoratori di terra di Alitalia”, “lavoratori di Alitalia Airport”, “personale del carico bagagli” e “tute verdi”; queste sono le definizioni usati da alcune delle principali testate nei confronti dei dipendenti che ieri erano riuniti in assemblee e che avrebbero provocato disagi ai passeggeri e cancellazioni di voli; il perchè di "avrebbero" lo vedremo prossimamente mentra ora dedicheremo qualche minuto ad alcuni "dettagli".


C’è da chiedersi perché la parola operaio sia stata bandita nei confronti di questi lavoratori; che la parola “operaio” sia un vero e proprio taboo nell’ambito della vicenda Alitalia è palese anche se probabilmente si tratta della categoria che alla fine pagherà il prezzo più salato.

“Sembra” quasi si tratti di “merchandising mediatico” che “vende” all’opinione pubblica una versione dei fatti e delle cause del fallimento di Alitalia imperniata sugli alti stipendi e sui privilegi dei piloti e delle hostess che contrariamente alla maggior parte dei lavoratori italiani avevano una retribuzione adeguata all’impegno, al disagio ed alle responsabilità derivanti dall’attività svolta; confrontare lo stipendio di un pilota con quello di una colf è semplicemente strumentale; si aggiunga poi che in Italia è oramai consuetudine derogare dall’articolo 36 della Costituzione.

La strumentalizzazione della vicenda appare evidente nel momento in cui nell'ambito dell'intera vicenda Alitalia, per mesi si è omesso sistematicamente e, comincerei a parlare di vera e propria censura, del personale di terra del gruppo Alitalia ed in particolare, è stata sistematicamente omessa la categoria e la stessa parola operai.

In base al piano CAI, in Alitalia risultano essere in
esubero 628 piloti, 1.518 assistenti di volo e 3.777 dipendenti di terra per un totale complessivo di 5.923 dipendenti; vanno però aggiunti i 3.200 dipendenti di Air One / EAS (l’handling di Air One, l’equivalente di Alitalia Airport) per cui il totale complessivo degli esuberi è di 9.123 unità con tagli totali al personale di terra (Gruppo Alitalia ed Air One/EAS) per circa 6.000 unità senza tenere conto dei 3.000 – 4.000 precari ed anche in questo casi si tratta prevalentemente di personale di terra, impiegati, tecnici ed operai.


E' veramente "impressionante" la facilità con cui qualcuno ha accettato e sottoscritto una tale macelleria sociale e come sia riuscito a farla accettare agli "esuberi" (fasulli perchè si tratta principalmente di esternalizzazioni e ridimensionamento aziendale per la gioia della concorrenza) in carne ed ossa; è troppo facile (oltre che discutibile)accettare sacrifici che dovranno pagare altri, ma oramai in Italia è la prassi.

Pubblico servizio: oneri, non certo onori

Delle retribuzioni dei dipendenti di terra e quindi anche degli operai, abbiamo già parlato e qualcosa, è “trapelato” anche sui media, qualcosa per l’appunto; grazie a flessibilità, precariato e part time gli operai arrivano a retribuzioni anche di 500 euro al mese mediante contratti part time a 4 ore giornaliere che prevedono una disponibilità nell’arco delle 24 ore lavorando anche il sabato e la domenica con la possibilità di dover svolgere lavoro straordinario che difficilmente un precario rifiuta.
Naturalmente quando si tratta di scioperi, agitazioni ed assemblee, si ventila l'ipotesi dell'interruzione di pubblico servizio ma è normale che chi svolga un "pubblico servizio" debba avere retribuzioni che rappresentano un vero e proprio insulto ai lavoratori oltre che una sorta di istigazione a delinquere? I lavoratori, grazie a tutti coloro che negli anni sono stati ben disponibili ad accettare sacrifici totalmente inutili poichè le cause del fallimento di Alitalia si devono cercare altrove, si ritrovano così con i doveri da "pubblico servizio" ed i diritti della "carne da macello".
E’ forse fuori luogo chiedersi come mai vengono tagliati fuori questi lavoratori con quello che costano e quello che rendono e si preferisce rivolgersi a terzi?
Come abbiamo già visto, anche per il personale a tempo indeterminato le perplessità non mancano poiché spesso si tratta di part time a 6 ore mentre i “fortunati” full time possono arrivare a 1.200-1.500 poiché si devono contare scatti di anzianità e livelli maturati; questo però dopo almeno 12 anni di servizio; dei veri privilegiati sia per gli stipendi, che per lo stile di vita che per il contesto in cui operano; sul “giorno di riposo di 33 ore” abbiamo già detto ma visto che ai privilegi non c'è fine, ecco qui un’altra “chicca” in tal senso, pubblicata su "Il Sole 24 Ore" di Mercoledí 08 Settembre 2004: "Meno esuberi con gli sconti previdenziali -Il ricorso a una "soluzione amianto" di tipo previdenziale per ridurre di almeno mille unità il numero degli esuberi...". Amianto???
Quella dell’amianto è una vicenda di cui si è parlato più che altro in ambito
Ferrovie e Fincantieri, in Alitalia invece è difficile trovare notizie; il fatto che in Alitalia diversi dirigenti provengano dalle Ferrovie e da Fintecna (Fincantieri fa parte di Fintecna) non penso che implichi necessariamente che essi siano informati sull'argomento.

Questi lavoratori di Alitalia non si fanno fanno mancare proprio nulla eh? Questo naturalmente, in mezzo ad altri
privilegi.

Dettagli ed omissioni

Quanto detto rientra naturalmente nell’ambito dei dettagli casualmente sfuggiti ai media, “dettagli” che fanno buona compagnia ad altri “dettagli” come la relazione di Fantozzi sulle cause dell’insolvenza di Alitalia; sono sfuggiti ai media anche i numeri tratti dai bilanci che dimostrano la “menzogna” sugli esuberi, sulla bassa produttività e sull’alto costo del lavoro così come sarebbe stato carino se qualcuno si fosse chiesto se vi è o meno nell’ambito della CAI, la presenza indiretta di Mediobanca (e tutto ciò che c’è dentro) e di altri “blasonati” protagonisti della politica, dell’economia e della finanza nazionale ed internazionale.



A onor del vero, oltre ad alcuni articoli comparsi su Il Manifesto, anche Piero Ostellino sul Corriere della Sera del 15 novembre ha trattato l’argomento dei “numeri” di Alitalia avanzando il sospetto “che il «caso Alitalia» sia una delle più colossali porcate prodotte nel dopo-guerra dall' intreccio fra politica e affari”. Potremmo definirla una "porcata" ampiamente annunciata?
Succede


Lo stesso Ostellino, qualche giorno dopo riprende l’argomento rivelando di aver ricevuto i ringraziamenti da parte di molti dipendenti di Alitalia “perché - dicono - è la prima volta che compaiono su un giornale, malgrado li avessero forniti ai giornalisti che seguono la vicenda.” Chiarissimo ed inequivocabile il commento di Ostellino: “Succede.”

Che poteva "succedere" qualcosa del genere, s'era però già capito da un pezzo.

Succede anche che i manager al timone di Alitalia tra il 2000 ed il 2007 vengano
indagati per bancarotta per distrazione o dissipazione e che la notizia venga "passata" con tanta velocità quanta discrezione, che diversi articoli pubblicati sulla vicenda sembrassero vere e proprie fotocopie e che della cosa entro 24 ore non ha parlato più nessuno; è vero che da anni Alitalia è in prima pagina per le perdite e per gli “sprechi” e che sarebbe bastata un po’ di curiosità ed una normale connessione ad internet per sbirciare sui bilanci ma in fondo, queste sono “notiziole”, men che gossip sul quale ai media (che non sono delle ONLUS) evidentemente non conviene spender tempo e parole né tanto meno approfondire perché tanto, tutte le responsabilità sono dei privilegi dei dipendenti di Alitalia e anche grazie alla spiccata “deontologia professionale” di qualcuno, che non si parli di operai!

mercoledì 17 dicembre 2008

TEMPO DI FESTE

Malgrado gli oltre 9mila licenziamenti di Alitalia ed Air One, malgrado i 3-4 mila precari messi in mezzo ad un'autostrada (non una semplice strada, troppe possibilità di sopravvivere...), malgrado il fallimento di Alitalia, si avvicinano le feste ed è giusto festeggiare, perchè c'è sempre un motivo, una speranza, per la quale festeggiare.



mercoledì 10 dicembre 2008

CAI: PD INSIDE?


C’è diversa gente che non si riesce a capacitare dell’atteggiamento del PD che dopo aver esercitato pressioni sulla CGIL per chiudere l’accordo con la CAI, si “compiace” dell’epilogo (provvisorio) della vicenda Alitalia, epilogo che si può riassumere nel sostanziale fallimento dell’ex compagnia di bandiera, in circa 9mila esuberi oltre al taglio di circa 3-4mila precari (e quindi senza alcuna tutela); a ciò si aggiungano i debiti (compresi quelli creatisi dai tagli dei voli per facilitare il passaggio di Alitalia a CAI) scaricati su tutti i contribuenti e tutti gli azionisti (tra cui il Ministero del Tesoro) ed obbligazionisti che si ritrovano con un pugno di mosche in mano; si, ci sono tutti i presupposti per festeggiare in qualche loft.


Considerata l’omonimia, qualche “malpensante” s’è chiesto che lavoro fa Matteo Colaninno, ministro ombra dell’opposizione fantasma.
Subito prima delle elezioni perse dal PD, il buon Matteo Colaninno aveva dichiarato (minuto 2:26): “avrei potuto tranquillamente continuare a fare l’imprenditore, continuare a stare a fianco di mio padre, di mio fratello alla Piaggio, in Confindustria; ho scelto di entrare in politica soprattutto per degli ideali”; potrebbe sembrare che dica di lasciare l’attività imprenditoriale ma poiché parla in italiano, si può interpretare anche come “integrare” l’attività imprenditoriale.

Si sa che i “malpensanti” (e come non esserlo in questo Paese?) sono curiosi e quindi come non dare un’occhiata al
sito personale del ministro ombra? Il sito in che in passato forniva interessanti spunti di riflessione, dopo un improvviso black out durato qualche settimana per cui appariva totalmente bianco, ora presenta solo la sua foto e la dicitura “sito in aggiornamento”; possibile mai che il suo staff non sia tanto “ferrato” con l’informatica? Un vero peccato perché prima doveva essere veramente interessante a giudicare da questo clip (minuto 3:57) in cui si riferisce che è tutt'ora nel CdA di IMMSI e come fonte cita proprio il sito attualmente in aggiornamento.

Per chi non lo sapesse la IMMSI S.p.A. è la società attraverso la quale Roberto Colaninno partecipa alla cordata CAI;
questa è la visura della CAI da dove si evince che IMMSI SpA partecipa alla cordata

Sul
sito del PD c’è scritto che il ministro ombra in questione sia l'ex vicepresidente Piaggio ma non dice nulla della sua attuale occupazione.

Andiamo allora sul
sito della CONSOB (che per ovvi motivi dovrebbe essere abbastanza aggiornato), andiamo in alto a destra e selezioniamo “società quotate” e nel menù che si apre selezioniamo “organi sociali”; scorriamo l’elenco di società ed in basso selezioniamo pagina 4; eccoci ad IMMSI S.p.A.; una volta selezionata si apre una finestra dove compaiono gli organi sociali di IMMSI S.p.A. e vi troviamo come amministratore Matteo Colaninno.

Il “malpensante” a questo punto continua la sua ricerca e va sulla "
Relazione sul governo societario - marzo 2008"(1) (ante elezioni quindi); qui possiamo leggere che Matteo Colaninno è Vice Presidente di Piaggio & C. S.p.A.*Vice Presidente ed Amministratore Delegato di Omniaholding S.p.A*, Amministratore di Omniainvest S.p.A.* ed Amministratore di RCN Finanziaria S.p.A.*; oltre ad essere consigliere di IMMSI SpA naturalmente; il "buon Matteo" quindi come si può vedere a pag. 26 incassa 40mila euro per la carica di consigliere in IMMSI ed altri 100mila per la carica in Piaggio. Sempre gironzolando” sul sito di IMMSI troviamo che “il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale sono stati nominati con delibera assembleare del 12 maggio 2006 e rimarranno in carica sino alla data dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2008.

Quindi 140mila euro in totale per le due uniche società di cui siamo certi visto che il dato IMMSI viene confermato anche dalla CONSOB mentre quello Piaggio ce lo conferma il sito della
Reuter che ora andiamo ad aprire.

Nella barra di sinistra e alla voe “società quotate” andiamo a cliccare su "Management ed amministratori", un bel click e dopo, nella barra di ricerca scriviamo "Piaggio", nell’elenco che si apre selezioniamo “pia.mi”, una volta aperta la nuova pagina scendiamo in basso: come vice Chairman of the Board of Directors il “buon Matteo” incassa appena 46.667 euro; se si clicca sul suo nome c''è anche una breve biografia
"Mr. Matteo Colaninno has been Vice Chairman of the Board of Directors at Piaggio & C. S.p.A. since October 2003......He is also Member of the Board of Directors at Immsi S.p.A., Omniainvest S.p.A., Immobiliare Regis S.r.l., RCN Finanziaria S.p.A., the holding of Rodriquez Cantieri Navali e di Risparmio and Previdenza S.p.A. (Cattolica Assicurazioni Group)." Si ammette qualche “perplessità” sul compenso indicato da Reuter che viene indicato in 46.667 contro i 100mila euro indicati nella precedente "Relazione sul governo societario - marzo 2008" che però fa riferimento ai compensi del 2007; Reuter è più veloce nell’aggiornare i dati o cosa? La differenza di compensi indicati, per chi segue la vicenda è curiosa, più in là cercheremo di capire dove sta l’equivoco.


Niente paura però, non sarà un Natale “al freddo e al gelo” per Matteo Colaninno perché gli ideali che l’hanno spinto prima ad essere capolista per il PD e poi parlamentare, rendono; per vedere quanto è la stessa Camera dei Deputati a spiegarcelo: l'indennità è corrisposta per 12 mensilità e l'importo mensile è pari a 5.486,58 euro, al netto delle ritenute previdenziali (€ 784,14) e assistenziali (€ 526,66) della quota contributiva per l'assegno vitalizio (€ 1.006,51) e della ritenuta fiscale (€ 3.899,75).
C'è poi la diaria che ammonta a 4.003,11 euro mensili, un rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, giusto 4.190 euro al mese; poi abbiamo tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.
Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra l'aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza, ed a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km.
I deputati, qualora si rechino all'estero per ragioni di studio o connesse all'attività parlamentare, possono richiedere un rimborso per le spese sostenute entro un limite massimo annuo di 3.100,00 euro; aggiungiamo una somma annua di 3.098,74 euro per le spese telefoniche ed altri piccoli dettagli che i più curiosi potranno verificare personalmente.

L'impegno del PD e della CGIL (che sembra dimostrare un'eccessiva subalternità al partito) per i lavoratori è stato comunque ben evidente, ma non c'è solo il PD; l’argomento resta aperto e non è escluso che successivamente possano emergere ulteriori informazioni e/o chiarimenti;


Note:
(1) Se si preferisce si può evitare il messaggio di pericolo accedendo alla pagina in questione facendo copia ed incolla dell’url di seguito http://WWW.IMMSI.IT/PUSHFILE.ASPX?FILE=DOC398ITA.PDF

martedì 9 dicembre 2008

ALITALIA, LA FARSA CONTINUA
Alitalia Domani vertice Air France è più vicina

Entro il mese Cai comunicherà il nome del partner internazionale. In pole, con almeno 80 probabilità su 100, c’è Air France-Klm. E proprio con il gruppo franco-olandese domani è previsto, a Milano, un ulteriore approfondimento tecnico dopo il recente vertice tra i due numeri uno, Roberto Colaninno e Jean-Cyril Spinetta. A fare il punto saranno ancora Colaninno e Spinetta, insieme all’ad di Cai, Rocco Sabelli, e al direttore generale di Air France-Klm, Pierre-Henri Gougeon. I top manager affronteranno soprattutto il tema della rotte intercontinentali e quante, di esse, potrebbero far capo agli scali di Malpensa e Fiumicino. L’incontro, viene precisato, non sarà risolutivo (un accordo arriverebbe non prima del 20) ma, precisano da Parigi, è evidente «l’accelerazione» decisiva della trattativa.

Tratto da: Il Giornale.it -9 dicembre 2008, 07:00


E come d'incanto torna la macchina del tempo?


Alitalia:
Marcegaglia lascerà Cai dopo accordo con AF-Klm

Tratto da: Il Sole 24 Ore - 30 novembre 2008
"Emma Marcegaglia uscirà dalla compagnia area Cai appena sarà stipulato l'accordo con Air France. A riferirlo è Milena Gabanelli, conduttice del programma Report di Raitre. «Nella puntata in onda questa sera – spiega la giornalista – ricostruiremo la vicenda Alitalia e tutto quello che è avvenuto nell'ultimo mese e mezzo». La trasmissione partirà proprio dall'annuncio della presidente di Confindustria, che al telefono ha anticipato di volersi tirare fuori da Cai non appena si firmerà l'accordo con la compagnia francese. "



Come per il famoso "Lodo Letta", presentato il 31 ottobre ma firmato il 30 da CGIL, CISL, UIL ed UGL, torna la macchina tel tempo nella viccenda Alitalia - CAI; il 30 novembre la Marcegaglia dichiara di uscire da CAI appena nell'azionariato entra AIR France-KLM ma ancora il 9 dicembre si dice che CAI debba ancora decidere chi sarà il socio straniero; domanda: Lufthansa Italia che è stata creata a fare? Non è che "qualcuno" è talmente buono che non potendo accontentare (gratuitamente?) sia Air France che Lufthansa, ha pensato bene ti "castrare" Alitalia al nord e quindi lasciare a qualceh fortunello il redditizio mercato che vi fa capo e concentrare l'Alitalia da vendere al centro-sud ed accontentare così anche Air france vendendole in "toto" l'Alitalia castrata? Via, la vicenda è stata gestita in modo così "esemplare", un vero "caso da manuale" che quasi ci si vergogna ad esser così maliziosi.

Ps. l'analisi sulla relazione del commissario Fantozzi non è affatto finita.


sabato 6 dicembre 2008

FANTOZZI CONTRO FANTOZZI: LA RELAZIONE DEL COMMISSARIO


E’ disponibile sul sito di Alitalia, la “Relazione del Commissario Straordinario Prof. Avv. Augusto Fantozzi” sulle cause dell’insolvenza del Gruppo Alitalia"(Fly e Service).

Nella relazione di cui non si sono occupati i media, viene confermato quanto detto fino ad ora ed ignorato pressoché totalmente dai media, dalle istituzione e anche da parte di diverse organizzazioni sindacali.

L’analisi del Commissario Fantozzi smentisce quindi quanto egli stesso ha dichiarato durante la sua
audizione in Senato il 24 settembre 2008: “il personale è troppo ed eccessivamente pagato”; c’è da chiedersi quando, durante la trattativa della vendita di Alitalia, il Commissario Fantozzi s’è accorto di aver sbagliato clamorosamente il suo iniziale giudizio e quanto questo errore iniziale abbia influito sulla gestione della vendita di Alitalia.

Ciò si evince dall’interessante analisi comparata della struttura reddituale tra il Gruppo Alitalia Fly e Air France che però “ ha il solo scopo di fornire una maggiore consapevolezza delle caratteristiche del Gruppo Alitalia Fly in termini di struttura dei costi e non si pone l’obiettivo di illustrare, e tanto meno interpretare, i motivi dei diversi andamenti reddituali, sia perché la dimensione delle aziende è diversa (i ricavi del vettore francese sono oltre 5 volte quelli di Alitalia), sia perché esula dagli obiettivi della presente Relazione.” (pag.33).

Già, Alitalia Fly aveva ricavi pari ad 1/5 di Air France che diventano di 1/4 se sommiamo anche Alitalia Servizi; per la precisione, al 31 dicembre 2006 Alitalia Fly fatturava il 20% di Air France –KLM e si saliva al 24% se aggiungeva Alitalia Servizi, i passeggeri trasportati erano il 33% di Air France-KLM, i dipendenti di Alitalia Fly erano l’11% che salivano al 18% con Alitalia Servizi mentre la flotta numericamente equivaleva al 44%, flotta naturalmente che essendo principalmente di medio raggio ha una capacità di posti nettamente inferiore a quella francese ma, si tratta di un argomento già affrontato in Analisi Alitalia.



Sarebbe comunque interessante sapere perché lo “Chevalier de la Légion d’Honneur” nonché commissario di Alitalia Augusto Fantozzi, abbia effettuato l’analisi comparata con Air France piuttosto che con Iberia che come compagnia è molto simile; bisogna ammettere che ci si aspettava un’analisi più chiara e dettagliata ma tanto basta per stroncare leggende ed “insulti”circa il costo del lavoro e la produttività dei lavoratori di Alitalia.

Ma torniamo all’analisi comparata del Commissario Fantozzi dove possiamo vedere che in Alitalia il costo del lavoro incide sui ricavi per il 23% nel 2005 per scendere al 20% nel 2006 e nel 2007 a seguito del deconsolidamento di Alitalia Servizi mentre per Air France il costo del lavoro è stabilmente attorno al 29% (pag.34); avere un rapporto ricavi/costo del lavoro più basso vuol dire che la produttività dei dipendenti di Alitalia è maggiore rispetto ai francesi e se si andassero a fare i confronti con le altre compagnie analoghe, si vedrebbe che la musica non cambia. Il costo del lavoro (pag.36) indicato per Alitalia Fly è del 16,9% (ma nella tabella di pag.33 viene indicato 19,6%) che sale al 24% nel caso in cui si somma Alitalia Servizi ma sempre al di sotto del 29,1 % francese (pag.34); è chiaro che Alitalia spende molto (troppo) in altre voci ma l’argomento merita di essere trattato a parte; ciò che emerge chiaramente dalla relazione è che il costo del lavoro in Alitalia è più basso e la produttività più alta.




Per quanto attiene al resto della relazione, si giustifica il commissariamento dell’intero Gruppo Alitalia (Alitalia Fly e Servizi con relative società controllate) in base a rapporti, partecipativi, industriali, commerciali rilevanti e di controllo; in merito a ciò, sia consentito ai “profani” chiedersi il perché di uno “spezzatino” che in certi casi poteva essere tranquillamente evitato assieme ai costi derivanti.

Nella relazione si rileva che il Gruppo Alitalia, deteneva il 37% del mercato nazionale, il 12% di quello internazionale, il 17% di quello intercontinentale ed il 13% del trasporto di merci (pag.7).

Va sottolineato che la tanto bistrattata divisione Cargo contribuiva per il 13% ai ricavi del Gruppo Alitalia Fly contro il 3% di Volare, mentre il restante 84% proveniva da Alitalia /Alitalia Express (pag.7).
Per ciò che riguarda la flotta, ad ottobre 2008 ben 6 Airbus A A321 su 29 risultano essere non operativi contro i 3 MD 80 su una flotta residua di 67 macchine; 110 aeromobili sono di proprietà e 66 in locazione; tra gli aeromobili di proprietà anche i 6 nuovi Boeing B 777 -200ER da 200 milioni di dollari al pezzo (modello base) o 12 Airbus A-319 da 70 milioni di euro (prezzo medio) (pag. 8