lunedì 12 gennaio 2009

E LA CHIAMA “GRANDEUR”

In una recentissima intervista rilasciata al settimanale l’Espresso, il commissario straordinario di Alitalia professorAugusto Fantozzi ha dichiarato che “Alitalia è morta di grandeur”.


E’ palese che il commissario
Fantozzi, pur essendo cavaliere della Legion d’Onore (onorificenza che condivide con altri italiani e viene da pensare che siano pure troppi) debba avere le idee alquanto confuse sul concetto di “grandeur”, strettamente legato ad "une certaine idée de la France" (una certa idea della Francia) del Generale Charles de Gaulle; in Francia se si parla di Generali si pensa a De Gaulle, in Italia invece si pensa all’inettitudine di Luigi Cadorna (basti pensare a Caporetto) o “all’ operato” del Generale Francesco Mazza in occasione del terremoto di Messina (che portò alla coniazione del detto “non capire una mazza”).

Certo che a parlare di grandeur coi vertici di Alitalia (in carica tra il 2000 ed il 2007, per il periodo successivo dovrebbe avere effetto la manleva) indagati, ce ne vuole di fantasia.




De Gaulle e la grandeur



Secondo De Gaulle la francia doveva riconquistare una posizione di primo piano in tutti i settori: dall'economia alla cultura, dalla politica alla "Force de frappe" delle sue armi nucleari passando per i “gioielli” dell’industria (Mirage, Concorde e TGV per citarne alcuni); l'esprit de grandeur rappresentava un motivo in più per spingere la popolazione francese a fare della Francia un paese degno del suo passato; si tratta di un orgoglio nazionale ben lontano dal pensiero della classe dirigente italiana che ben rappresenta un Paese dove spesso anche parlare di “dignità nazionale” appare eccessivo.



Grandeur e "nanismo",

sovranità nazionale e abdicazione


L’espirit de grandeur sostiene un’Europa delle nazioni imperniata sull'asse franco tedesco mentre anche recentissimamente, il Presidente Napolitano ha

espresso il suo no alla retorica degli interessi nazionali all’interno della UE; i risultati si vedono: i debiti di Alitalia sugli italiani, i “patrioti” rivendono immediatamente (ma ce li avevano i soldi da dare a Fantozzi?) un pacchetto azionario ad Air France che ne fa il principale azionista e tra gli cui azionisti di Air France, c’è lo “Stato Francese”.


In Francia, dove evidentemente la classe dirigente è di ben diversa pasta rispetto a quella di "un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio" (tra cui cocaina e prostitute), proprio perché il trasporto aereo viene considerato strategico per il Paese, Air France fa parte del fondo sovrano francese voluto di Sakozy, fondo sovrano che ha come azionisti la Caisse des Dépotes ed Consignations (CdC) al 51% ed il Tesoro francese al 49% e quindi pubblico al 100%; questo fondo vede coinvolte Accor, Veolia, Alcatel Lucent, Renault, Chantiers de l'Atlantique, Thales, Safran e per l’appunto Air France.


In Italia invece si privatizza, si vende, si svende e si regala tutto ciò che è pubblico e che è stato pagato (è pagato e sarà pagato) coi soldi di tutti i cittadini italiani e a beneficiare di questo “modello economico” sono sempre gli stessi soggetti che tengono le mani un po’ ovunque; lo Stato “vende”e loro comprano.





La triplicazione dei costi


Tornando all’intervista pubblicata su L’Espresso, il commissario Fantozzi usa il termine “grandeur” riferendosi al fatto che “Alitalia pagava tutto il triplo” e se sentite rumori strani, sarà De Gaulle che si rivolta nella tomba (al pari di Berlinguer, Almirante, etc. etc.); Fantozzi parla di costi triplicati, di sprechi e di “una gestione troppo signorile” scaricando la responsabilità sui privilegi di tutti: dei dipendenti, degli appalti, dei fornitori del carburante...".Già, ve li ricordate gli stipendi dei dipendenti, vero?


Esuberi, stipendi, produttività:


anni di menzogne agli italiani


Tranne qualche rarissimo articolo, per i media i dipendenti di Alitalia erano tutti pagati a peso d’oro, producevano poco e costavano troppo. Peccato che come già detto, nella “Relazione sulle cause dell’insolvenza di Alitalia”, non se ne parli più anche perché, è oramai chiaro da diverso tempo che erano solo balle con cui prendere in giro gli italiani, siano essi azionisti, contribuenti, passeggeri, lavoratori, etc.



L'insospettabile crisi di Alitalia

Un’altra “delicatesse” nell’intervista è la risposta che Fantozzi da alla giornalista che giudica “strano che non si sia indagato prima”; Fantozzi infatti risponde "Sì. Teoricamente lo potevano fare tutti, il ministero, la Consob, l'Enac... Ma la dichiarazione d'insolvenza è stato il campanello d'allarme più forte"; già, chi prima dello scorso settembre, chi avrebbe mai potuto immaginare che Alitalia andasse male e che ci fossero sprechi.





"...con questo sistema di compagnia le spese vengono moltiplicate per tre....se lei rilascia biglietti di favore a valigie perchè si deve mettere dalla sua parte tutti i sistemi, il sistema dei giornalisti, il sistema dei magistrati, il sistema dei politici..."; il "sistema dei giornalisti": ero convinto ci fosse l'ordine dei giornalisti, non sistema e lo stesso discorso vale per la magistratura. Ma come ha scritto qualcuno: "succede".



C’è voluta una denuncia del Codacons e la dichiarazione d’insolvenza da parte di Alitalia per far si che la Finanza andasse a prelevare i bilanci di Alitalia degli ultimi 10 anni (disponibili da anni su internet al pari dei bilanci di Air France, di British Airways, di Iberia, di Lufthansa, etc. etc.).
Peccato che da oltre 10 anni sono depositati atti ufficiali alla Camera nei quali si fa riferimento alla volontà di far fallire Alitalia per smembrarla e rivenderla, ma questi sono dettagli!



Investire in borsa?




Che dire dell’aspetto “azionario” della vicenda, con il titolo Alitalia che si impennava o che crollava a seguito delle dichiarazioni dell’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi ripreso pure da Luciana Litizzetto che in televisione spiegò come vendere una Panda usata; come ha fatto a lavorare per la Goldman Sachs uno a cui deve dare lezioni anche la Litizzetto?


Poteva Berlusconi essere da meno e tacere? Chi giurerebbe che il titolo Alitalia sia stato insensibile alle sue esternazioni?

Sarebbe interessante anche sapere perché le trattative per la privatizzazione/vendita di Alitalia non siano state gestite in prima persona dai vari ministri del tesoro che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni ma dai sottosegretari Tononi e Letta, entrambi con un trascorso alla Goldman Sachs, il cui Managing Director Jim O'Neill
dichiarò qualche annetto fa che all’Italia restavano da offrire “solo cibo e un po' di calcio interessante”; infatti meno di un anno prima, Athena PIKco, società lussemburghese formata da 5 fondi di private equity promossi dalla stessa Goldman Sachs aveva acquistato da Tronchetti Provera la Pirelli Cavi che prende oggi il nome di una delle società acquirenti, la Prysmian che quindi è indirettamente controllata da Goldman Sachs.

E’ inopportuno chiedersi cosa volesse dire l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga quando gli venne chiesta la sua opinione su un eventuale incarico come Presidente del Consiglio a Mario Draghi, ex Goldman Sachs?

ALITALIA: CREDITORI & CURIOSITA’

Scorrendo l’elenco dei debiti di Alitalia (1), almeno per noi poveri profani di trasporto aereo & finanza, le sorprese non mancano e magari sarà la fretta, sarà la superficialità con cui si scorre l’elenco, davanti a qualche dato non si non si può restare perplessi e, diciamolo pure, non può non scappare qualche ironica riflessione: ad Alitalia non servivano tutti quei manager pagati a peso d’oro e nemmeno tutte le costosissime consulenze esterne ma più semplicemente un intervento dell’Anonima Alcolisti dato che tra aziende vitivinicole, vinicole e liquorifici vari, Alitalia deve ancora scucire qualcosa come 400mila euro e questo potrebbe essere uno (sottolineo "uno") dei motivi per cui da anni si parlava di esuberi assolutamente inesistenti, di bassa produttività ed alto costo del lavoro (infatti il commissario Fantozzi non ne ha parlato più nè nella sua "Relazione sulle cause dell'insolvenza di Alitalia" e nè nella sua ultima intervista pubblicata su L'Espresso dove ha parlato di sprechi e di "Grandeur" (????!!!!).

Uno dei leit motiv ricorrenti è che Alitalia se la sono mangiata ma a questo punto potremmo anche parlare di “Alitalia da bere”, specialmente se aggiungiamo i 574.505 euro che l’azienda deve ancora pagare alla Coca Cola HBC Italia Srl; anche le bollicine possono dare alla testa, specialmente se come asserisce Il Giornale, Alitalia pagava cifre tra i 7,5 ed i 40 euro per bottiglia di Coca Cola che al supermercato costava 85 centesimi.


Oltre all’Alitalia da bere, c’è quella da leggere e qui tra i tanti troviamo il Gruppo Editoriale L’Espresso con un credito di 667.563 euro, RCS Quotidiani S.p.A. con 293.333 euro ed R.C.S. Pubblicità S.p.A. ( e se “spulciamo” tra l’azionariato e sulle partecipazioni rilevanti, ci ritroviamo tra gli altri Banca Intesa, Benetton e Mediobanca) con 202.011 euro; Il Sole 24 Ore S.p.A. è a quota 179.251 euro, la Società Europea di Edizioni S.p.A. (Il Giornale), Mondatori Pubblicità a 83.238 euro, Libero Coop.va Editoriale Libero a 68.149 euro, La Stampa -Industria Grafiche S.p.A. a 29.754 euro, Il Messaggero S.p.A. si scende a 15.069 euro ed Il Tempo S.R.L. ad appena 589 euro.
Bisogna ammettere che un dubbio è sorto: questi “soldini” alla carta stampata, sono dovuti per pubblicità o per i quotidiani che venivano distribuiti sugli aeromobili? I crediti vantati da RCS Quotidiani S.p.A e da R.C.S. Pubblicità S.p.A fanno ipotizzare ad entrambe i motivi.

Tra i creditori troviamo anche Obiettivo Lavoro S.p.A. con 11.911 euro e c’è una certa curiosità di sapere cosa riserva in futuro il trasporto aereo italiano a questa società.


Il piatto forte però sono però le banche e le sorprese per chi è profano non mancano di certo e di seguito ne riportiamo qualcuna:
Mediobanca è a quota 39.391 euro, Unicredito Italiano S.p.A. 1.223 euro, Banca Intesa 1.118 euro Banca di Roma s.p.A. 152 euro, il Monte dei Paschi di Siena è a quota 143 euro, l’Istituto Bancario di Torino S.p.A. 91 euro, la Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 78 euro, la Banca d’Italia 65 euro, Banca Finnat Euramerica S.p.A. e Citybank N.A. sono a quota 52 euro, Bibop Carire S.p.A. (gruppo Unicredit) 39 euro, la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza a 26 euro, il Banco di Sicilia S.p.A. a 13 euro, il Banco di Desio e di Brianza a 12 euro

Se stanno così le cose e se consideriamo che il “salvataggio” di Alitalia costa agli italiani qualcosa come 100 euro a cranio, vuol dire che io che scrivo, tu che leggi e quei pirla che vengono a curiosare dentro al mio pc (2),
spendiamo per il “salvataggio” (requiem per la compagnia di bandiera, il salvataggio è per "altri") più di quanto la stessa Alitalia debba alla maggior parte delle banche.


(1) Relazione sulle cause dell’insolvenza - Allegato 6 – Stato passivo ed elenco creditori di Alitalia Linee Aeree Italiane SPA

(2) n.b. non sono "attratto dai maschietti", si valutano sorelle, mogli e figlie!