Quando Berlusconi affidò Alitalia a Giancarlo Cimoli, dichiarò che si trattava del "miglior amministratore possibile"; potremmo dire che Berlusconi abbia affidato Alitalia al "miglior commissario possibile"?
Qualche dubio sia concesso e tra questi, la velocità con cui è stata (s)venduta Alitalia: il bando di gara venne pubblicato il 22 settembre e la scadenza era le 12:00 del 30 settembre; dubitiamo che meno di 8 giorni per vendere una compagnia aerea siano sufficienti specialmente se, il venditore fornisce dati inesatti sulle cause del dissesto; la relazione sulle cause dell'insolvenza di Alitalia, andava fatta prima di vendere, non dopo; dettagli. Ciò che conta è che a fine settembre la CAI ottiene la firma delle organizzazioni sindacali, comprese quelle contrarie alle condizioni imposte da CAI; grazie anche ad un poderoso "massacro" mediatico basato su tanta disgustosa disinformazja che ha pericolosamente "condizionato" l'opinione pubblica. E non solo.
Ai primi di settembre 2008, secondo quanto fatto trapelare dallo stesso Fantozzi, la liquidità era tra i 30 ed i 50 milioni di euro, cifra talmente esigua che a fine settembre l'avrebbe costretto a portare i libri in tribunale; lo stesso Fantozzi a fine settembre (Il Sole 24 Ore - 4 ottobre 2008) ha però comunicato una disponibilità di cassa di 180 milioni che avrebbe garantito alla compagnia operatività fino al 1 marzo 2009 (interessante il clip "L'Intesa Alitalia 1a parte, time 7:28); a questi vanno aggiunti i 50 milioni di depositi "sconosciuti" che Fantozzi ha scoperto a maggio 2009 e, giusto 6 mesi dopo aver venduto a CAI; ovvio che maggiore liquidità per Alitalia voleva dire maggiore autonomia e quindi meno fretta di vendere oltre che la possibilità di vendere ad un prezzo più alto tutelando così azionisti, creditori e contribuenti oltre che a migliori ("meno peggiori") condizioni per i lavoratori. Invece lavoratori ed opinione pubblica sono stati convinti che Alitalia era ad un soffio dal fallimento ed era stata salvata al fotofinish dalla CAI.
E' doveroso ricordare che la vendita di Alitalia a CAI ha comportato il taglio di quasi 10mila dipendenti, taglio condotto in buona parte "a casaccio"tra l'altro sotto le festività di fine anno, con conseguenze facilmente immaginabili sull'operatività di un'azienda di trasporto aereo. Allo stesso tempo non sono stati attivati alcune migliaia di contratti termine fondamentali per garantire l'operatività in l'altà stagione, impedendo così all'azienda di sfruttare uno dei periodi migliori per guadagnare ed aumentare ulteriormente le proprie liquidità; invece dei tagli al personale si sarebbero potute tagliare le spese inutili (che magari, qualche "utilità", ce l'hanno sempre) ossigenando ulteriormente i bilanci di Alitalia.
Invece no; si andati avanti di ultimatum in ultimatum per vendere al più presto possibile e, non sembra ci siano stati grandi sforzi per cercare altri acquirenti; anzi, la campagna di demonizzazione condotta contro i dipendenti ha avuto tra le proprie fila, personaggi ed istituzioni di primaria importanza.
Tagli e mancate attivazioni di contratti a termine hanno portato ad una scontata debacle operativa e le reazioni dei lavoratori con assemblee ed agitazioni improvvisate, hanno fatto il resto fornendo tra l'altro la giustificazione ufficiale per tutti i ritardi e le cancellazioni, qualsiasi fosse la causa, qualsiasi fosse la "vera" causa.
Proprio un lavoraccio quello del commissario straordinario, che deve valutare e decidere se è possibile risanare oppure bisogna vendere; per fare ciò, bisogna avere naturalmente avere le idee chiare. Il 24 settembre 2008, durante la sua
Da premesse sbagliate quindi, si è arrivati alla (s)vendita di Alitalia; i "patrioti" di CAI si erano impegnati a versare in contanti a Fantozzi "ben" 327 milioni di euro, in due rate; peccato che a luglio, mentre Fantozzi si aspettava una prima rata di 170 milioni,
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