In base al bilancio di Alitalia Airport S.p.A. (per la precisione si fa riferimento alla Relazione del Consiglio d'Amministrazione sull'andamento della gestione - pag.26), al 31 dicembre 2006 Alitalia Airport occupava 3.323 dipendenti di cui 1.676 part time e 1.082 a tempo determinato.
I dati sono relativi a due anni fa ma è illecito chiedersi quanti dei 1.082 lavoratori a termine presenti a dicembre del 2006, erano in servizio in questi giorni? Possiamo azzardare NESSUNO? Quanti dei 2.241 lavoratori a tempo indeterminato in servizio due anni fa, sono stati pensionati, prepensionati e/o cassintegrati? Quanto ha influito l’incertezza (compresa quella per il pagamento degli straordinari) sui part time a cui in un periodo del genere, sarebbe “normale”venga richiesto di prestare lavoro straordinario?
Se 1/3 dei lavoratori è precario (e la quota sale tra gli operai) e quindi non in servizio attualmente ed il numero dei lavoratori designati a "presidio" per garantire l'operatività durante le assemblee previste dalla legge è stabilito in base ad una quota sul personale in servizio, la responsabilità dei disservizi è dei lavoratori o di chi ha portato l'azienda ad avere "questi numeri" alla faccia naturalmente, dei famosi esuberi?
Che la CAI, assieme a taluni ambienti istituzionali, sia una sorte di “loft” del trasporto aereo s’è capito da tempo; indimenticabile la “minaccia” di Colaninno (Roberto) di assumere piloti Ryan Air che ha fatto gelare il sangue anche all’ultimo aeromodellista; per i profani, si ricorda che Ryan Air usa solo Boeing B 737 che Alitalia non usa e pilotare aerei non è come passare da un scooter all’altro; strano che nessuno abbia ancora affidato qualche consulenza a Bin Laden….
Torniamo però ai “privilegiati” di Alitalia Airport i cui “capricci” avrebbero guastato le vacanze degli italiani (quando a tagliare i voli sono le compagnie si chiama "mercato" e tutto va bene); dicevamo che al 31 dicembre 2006 i precari erano 1.082 ma, secondo il D.lgs. 368/2001 (Art. 2.Disciplina aggiuntiva per il trasporto aereo ed i servizi aeroportuali) che disciplina i contratti a termine, “è consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato ….per un periodo massimo complessivo di sei mesi, compresi tra aprile ed ottobre di ogni anno, e di quattro mesi per periodi diversamente distribuiti e nella percentuale non superiore al quindici per cento dell'organico aziendale che, al 1° gennaio dell'anno a cui le assunzioni si riferiscono, risulti complessivamente adibito ai servizi sopra indicati….”; peccato che poi si utilizzino lavoratori stagionali/precari anche per 12 mesi e che al 31 dicembre 2006 la percentuale era del 32,5%, altro che 15%; sarebbe anche da chiarire se il limite riguardi il numero dei contratti a termine stipulabili contemporaneamente o la somma dei contratti stipulati nell’anno; le modifiche introdotte di recente alla normativa sui contratti a termine; comunque sia Alitalia Airport stipulava più contratti a termine di quanto avrebbe potuto e che vi potessero essere carenze di organico lo si era già capito e considerato il numero totale di lavoratori e di precari, ad occhi e croce si potrebbe dire che circa 600 precari avrebbero avuto diritto ad un contratto a tempo indeterminato.
Le modifiche introdotte di recente alla normativa oltre che “salvare” le Poste dai precari che avevano diritto all’assunzione a tempo indeterminato, hanno spazzato via le speranze di centinaia di lavoratori di Alitalia Airport di vedere riconosciuto il diritto al contratto a tempo indeterminato; anche la UE con la Direttiva 1999/70/CE riconosce che “i contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro e contribuiscono alla qualità della vita dei lavoratori interessati e a migliorare il rendimento”.